La Coppa del Gobbo - XI - Stile ed etica di Cuche
Il fascino non è una qualità in vendita...non lo si può acquistare, così come la classe, lo stile e l'eleganza, caratteristiche inequivocabili che esaltano - in questo caso - un uomo, Didier Cuche. I venti gelidi che flagellano la Coppa del Mondo stanno mettendo in serio imbarazzo le strutture vegliarde e monolitiche di una federazione sportiva, mortificando la passione ed il rigore in nome di un modernismo troppo furbesco - seppur comprensibile nella sua manifestazione giovanile - però indifferente ed anzi irrispettoso delle elementari norme che regolano la vita dell'atleta - prima - e dell'uomo poi! Il messaggio che un giovane sciatore sta inviando ai suoi coetanei è negativo e "brutto", soprattutto ricordando come, nello stesso momento, ad Innsbruck centinaia di ragazzi e ragazze, da tutto il mondo, si siano incontrati, conosciuti e sfidati con stimoli e spirito di profilo assai diverso! Spero che "Marcellino" si ravveda presto, spero che sappia e possa ascoltare consigli migliori! In caso opposto a rimetterci non sarebbe lo sci, ma la società, quella che alcune settimane fa ha saputo dare un segnale molto forte, tanto forte da disperdersi forse troppo in fretta nella tormentata esistenza di tutti i giorni. In Svizzera è stato scelto quale "uomo dell'anno" Didier Cuche, già nominato nei mesi precedenti "sportivo dell'anno". Gli appassionati dello sci conoscono bene i successi di Cuche nella scorsa stagione ed è stata una gran soddisfazione precedere atleti come Dario Cologna e Roger Federer, ma essere scelto quale "simbolo" di una nazione è cosa da far tremare i polsi! Il suo esempio morale, le innumerevoli presenze laddove fosse necessaria un'immagine solidale, la lealtà dei suoi comportamenti, gli atteggiamenti mai scorretti e sempre all'interno di un codice comportamentale che - anche nelle discussioni più accese - lo portava a dire "No Sig.Hujara, non sono d'accordo con Lei..."!
Ho provato a cercare nel tessuto sociale del nostro Paese uno sportivo, un atleta, che potesse essere fatto oggetto di un simile, prestigioso, riconoscimento! Non ci sono riuscito. Certo, l'Italia è una nazione diversa dalla Svizzera, non siamo uguali, ma i valori no, quelli sono simili, quei valori comportamentali che i nostri padri ci hanno lasciati in eredità, il rispetto altrui, attraverso quello delle regole che hanno proprio nello sport una palestra di straordinaria efficacia, quelli sono valori universali, o almeno dovrebbero esserlo! Cuche è stato preferito a donne e uomini di scienza, a professionisti di valore, ad economisti, tante persone che - spesso senza apparire - operano da anni per il bene della società elvetica e, lasciatemi aggiungere, europea. Il generoso Didier si è visto consegnare un trofeo pesantissimo, ma quale fierezza, quale orgoglio poter pensare di aver saputo costruire un bene così prezioso attraverso lo sport, sfidando la sorte e gli avversari su due sottili assi di legno, patendo infortuni e sconfitte, sorridendo sempre...e rispettando con rigore il responso delle competizioni, senza mai farsi sfiorare dall'idea delle scorciatoie, dei trucchi per costruire finti momenti di gloria!
A Kitz il campione svizzero ha comunicato la sua decisione di abbandonare, ammaliato e forse rasserenato dal fascino di questi luoghi (come fece il nostro Giorgio Rocca), concedendosi poi un ultimo, struggente, giro d'onore! E' stato molto triste impoverire questa limpida atmosfera con le miserie successive...
Nel libro dei ricordi di tutti noi, un giorno, ci saranno spazi speciali da sfogliare ogni tanto, quello di Didier Cuche sarà dolce e quieto, come quello dedicato a Dada Merighetti e a Cristian Deville, due bravi ragazzi, dagli occhi puliti, capaci di cullare un sogno grande grande e trasformarlo in favole, quelle che finiscono bene, quelle che fanno venire i lucciconi agli occhi...
(lunedì 23 gennaio 2012)
Ho provato a cercare nel tessuto sociale del nostro Paese uno sportivo, un atleta, che potesse essere fatto oggetto di un simile, prestigioso, riconoscimento! Non ci sono riuscito. Certo, l'Italia è una nazione diversa dalla Svizzera, non siamo uguali, ma i valori no, quelli sono simili, quei valori comportamentali che i nostri padri ci hanno lasciati in eredità, il rispetto altrui, attraverso quello delle regole che hanno proprio nello sport una palestra di straordinaria efficacia, quelli sono valori universali, o almeno dovrebbero esserlo! Cuche è stato preferito a donne e uomini di scienza, a professionisti di valore, ad economisti, tante persone che - spesso senza apparire - operano da anni per il bene della società elvetica e, lasciatemi aggiungere, europea. Il generoso Didier si è visto consegnare un trofeo pesantissimo, ma quale fierezza, quale orgoglio poter pensare di aver saputo costruire un bene così prezioso attraverso lo sport, sfidando la sorte e gli avversari su due sottili assi di legno, patendo infortuni e sconfitte, sorridendo sempre...e rispettando con rigore il responso delle competizioni, senza mai farsi sfiorare dall'idea delle scorciatoie, dei trucchi per costruire finti momenti di gloria!
A Kitz il campione svizzero ha comunicato la sua decisione di abbandonare, ammaliato e forse rasserenato dal fascino di questi luoghi (come fece il nostro Giorgio Rocca), concedendosi poi un ultimo, struggente, giro d'onore! E' stato molto triste impoverire questa limpida atmosfera con le miserie successive...
Nel libro dei ricordi di tutti noi, un giorno, ci saranno spazi speciali da sfogliare ogni tanto, quello di Didier Cuche sarà dolce e quieto, come quello dedicato a Dada Merighetti e a Cristian Deville, due bravi ragazzi, dagli occhi puliti, capaci di cullare un sogno grande grande e trasformarlo in favole, quelle che finiscono bene, quelle che fanno venire i lucciconi agli occhi...
(lunedì 23 gennaio 2012)