Coppa del Gobbo - Il fascino antico del Kandahar
Le vertiginose emozioni che hanno caratterizzato lo scorso, intenso, fine settimana sciistico non ci devono far dimenticare un pezzo di storia, riemerso con il rientro di Chamonix nel Circo Bianco: Il Kandahar! A La Thuile, su di una pista molto bella, sacrificata dalle paure dei tracciatori, abbiamo visto discesiste coraggiose ed azzurre di grande temperamento cingersi di allori meritati, come Nadia Fanchini e Dada Merighetti, accanto a ragazze quali Elena Fanchini e Federica Brignone ormai prontissime a dare del "tu" alle velocità anche più intriganti! Brave, brave ragazze, bravo il Ghezze che, da buon ampezzano (romano di nascita) ha capito come il dialogo sia più efficace della frusta (soprattutto con le fanciulle), brava La Thuile che ha fatto tutto per bene, anche se un po' di aggiustamenti saranno indispensabili per il futuro.
A Chamonix si è consumato un evento che, reso ancor più nobile dal successo del Domme, riporta alla ribalta uno dei templi sacri di quello sci antico che, nella valle dell'Arve (ma non solo), seppe far nascere e crescere la leggenda dell'agonismo alpino.
Kandahar, un nome, un mito. Una parola che associa i luoghi sacri dei pionieri: Chamonix, Sant'Anton, Muerren, Garmisch, Sestrieres. Le gare, le piste Kandahar sono state palcoscenico eroico del trofeo più ambito del Circo Bianco, la data era quella del 1928. Combinata, cioè discesa più slalom, con tracciati e disegni d'altri tempi, e classifiche che ancor oggi mettono i brividi! Una tradizione che all'ombra del Monte Bianco, questa volta, con la nuova formula della combinata, ha fatto uscire dallo scrigno dei ricordi un profumo lieve, sufficiente però per rievocare il passato di un nome che arriva da molto lontano. Dall'Afghanistan. La un maggiore di Sua Maestà Elisabetta d'Inghilterra salvò eroicamente il suo battaglione meritandosi il titolo nobiliare di Lord. Di Kandahar appunto. Il suo nome era Frederick Sleight Roberts e nel 1911 organizzò a Montana, in Svizzera, la prima discesa libera (allora sì, lo era) internazionale. In suo onore tredici anni dopo il connazionale Sir Arnold Lunn fondò a Chamonix lo Ski Club di Kandahar ed organizzò i Primi Giochi Olimpici d'inverno, anche se per la verità il nome era diverso e quelli riconosciuti dal CIO per lo sci alpino iniziarono solo nel 1936 a Garmisch!
Luoghi e nomi del mito, appunto. Luoghi e nomi segnati dall'Italia che nello sci, allora, muoveva i primi passi tra lo Stelvio e Sestrieres, passando dalle nevi appenniniche dell'Abetone a quelle ossolane del Mottarone. Sul Colle del Sestrieres insegnava il maestro Leo Gasperl , sul Passo dello Stelvio nasceva Cinto Sertorelli, settimo degli undici figli di Costante, il guardiano della Quarta Cantoniera della Strada Imperiale, ideatore di una scuola di sci tutta italiana. Il Mitico e sfortunato Cinto fu la prima medaglia iridata ufficiale dello sci alpino azzurro proprio qui a Chamonix nel 1937, con il secondo posto nella discesa libera dietro all'elegante e talentuoso Emile Allais.
Una bella soddisfazione per Cinto che, nel 1936, aveva applaudito il fratello Stefano capace di esaltare l'Italia vincendo la gara delle pattuglie militari ai Giochi di Garmisch, conquistando così la prima medaglia d'oro Olimpica del nostro Paese! Per Cinto invece, a Chamonix , c'era stata la caduta provocata da un concorrente bulgaro trovato sul percorso...sufficiente per perdere quei 17 secondi che lo separarono dalla medaglia d'oro. Sfortuna che si trasformò in dramma a Garmisch, sempre sulla Kandahar, nel 1938, con uno schianto contro un albero e la vita spezzata a 23 anni.
L'Italia tornò a far parlare di sè, sempre a Chamonix, con un altro figlio dello Stelvio...SECONDA PARTE
(venerdì 26 febbraio 2016)