Coppa del Gobbo - Wengen, La culla dello sci
"Un saluto cordiale da Wengen, siamo nell'Oberland bernese, dove la storia dello sci si fonde con le pagine di un alpinismo eroico!" Spesso iniziavo così il racconto delle gare del Lauberhorn e questa volta vorrei scrivere qualcosa sulle mie prime volte qui!
Dopo aver costeggiato il lago di Thun e di Brienz, che bagnano Interlaken, la strada sale verso Lauterbrunnen, un paesone di oltre 3000 anime, dove bisogna lasciare la macchina e prendere il trenino a cremagliera che porta a Wengen. Si può sostare un paio di minuti in stazione per scaricare i bagagli, poi si guida verso un parcheggio diventato sempre più grande nel tempo. C'è una navetta per il ritorno ma fai volentieri un chilometro a piedi e ti immedesimi in quei viaggiatori inglesi che, nell'800, furono tra i primi turisti ad ammirare questo spettacolo.
Se presenti l'accredito non devi neppure fare il biglietto e per una ventina di minuti resti incollato al finestrino ammirando un ambiente fantastico. La piccola stazione di Wengen brulica di gente, sciatori, turisti e tifosi ed il vociare ti riscalda e ti fa sentire parte della rappresentazione. Non ci sono macchine, solo qualche piccolo mezzo che serve per trasportare valigie e sci negli alberghi più importanti.
L'Italia è sempre andata all'Hotel Falken dove anch'io, su suggerimento del mitico Robert Brunner, ero solito prenotare. Poche centinaia di metri a piedi...ma con i bagagli...in salita...beh! da fiatone! Il Falken fu uno dei primi hotel costruiti a Wengen, il proprietario Andrea Cova mi raccontava ogni volta storie deliziose. Oggi l'hotel è rinnovato e la storia del passato è affidata alle foto appese alle pareti e al pianoforte dove, la sera, generose bevute di birra accompagnavano i canti di Brunner, Much Mair, Adriano Iliffe, Marco Schiantarelli e Alberto Ghidoni! Io facevo sempre un salto nella ski room per vedere all'opera Leo Mussi e compagni. Quante informazioni preziose!
La via principale di Wengen si sviluppa sulla sinistra. A destra invece si scende per andare all'arrivo, una bella camminata con continui saliscendi, di quasi due chilometri. Sempre fatta a piedi...con grande piacere! Nella piccola piazzetta del paese un palco per i sorteggi pubblici e, in settimana, poche bancarelle. Nel fine settimana invece il delirio, totale! Una delle prime vetrine che mi incuriosirono furono quelle del negozio di Karl Molitor, la leggenda del Lauberhorn. Negli anni ‘30 c’era un calzolaio, poi le undici vittorie (nelle diverse specialità) sul Lauberhorn permisero a Karl di ingrandire l’attività, oggi è un negozio di classe. Karl è morto due anni fa ma, grazie ad Andrea Cova, trascorsi una serata in sua compagnia...tanti suoi ricordi li raccontai ai microfoni. “Ho vinto la prima volta nel 1939 con 9 secondi di vantaggio sul secondo. La pista era un’altra cosa...e la neve era quella che cadeva dal cielo...in curva non era poi così facile frenare! Il salto dell’Hundschopf era più alto di quasi due metri ed i curvoni che precedono il ponte della Wassertation non erano così larghi. Non parliamo poi dell’arrivo, perchè c’era solo una fila di balle di paglia che ti impediva di finire sulla pietraia del vicino ruscello! Si cadeva...ma non ci si faceva poi così male!" Io pensavo al povero Gernot Reindstadler che nel 1991, durante le prove, cadde all’arrivo, finendo sulle reti, e morì! Anche Ghedina rischiò di spezzarsi la schiena contro un palo che reggeva i sacconi all’arrivo...con le gambe in fiamme non riuscì a fermarsi e si infilò a tutta velocità sotto le protezioni. Che paura! Una sera Molitor raccontò la storia della Minsch Kante.....CONTINUA
(martedì 19 gennaio 2016)