La Coppa del Gobbo: Ricordati da dove vieni!!
Questa volta l'emozione è stata diversa e si è trasformata in una stupenda lezione di come sia essenziale e determinante il rapporto che ciascuno sappia intrattenere con il proprio corpo per il raggiungimento di obiettivi al limite dell'impossibile! Andiamo per ordine. Levi è cresciuta sulla spinta mediatica dei piloti di Formula 1 e di Rally che, nei vasti pianori che la circondano, hanno potuto costruire eleganti chalet (da sogno) concedendosi divertenti e spericolate escursioni alla guida di potenti motoslitte su tracciati esclusivi. Anche qui, come a Soelden e Beaver Creek (per esempio) l'iniziativa ed i capitali privati hanno dato vita ad un business che produce parecchia ricchezza, la quale come sempre non ricade sullo sci, soprattutto non sugli attori dello spettacolo, atleti in primis, per i più bravi dei quali va un assegno tassato ed una renna!
Quando queste ragazze e ragazzi si sveglieranno...sarà troppo tardi! Nelle due giornate di gare questo tracciato è stato severo per le nostre rappresentative anche se qualche individualità si è salvata, nel complesso però abbiamo visto, anzi, rivisto immagini di sempre! Ragazze e ragazzi tesi, contratti, preoccupati di dover concludere la manche, all'improvviso incapaci di mollare, impauriti dal palo, appoggiati sugli spigoli anche laddove bisognava dimenticare di averli! Ho usato la parola immagini perchè sono queste il riferimento che ci giunge, ancor prima del responso del cronometro.
Manuela Moelgg è stata la migliore delle azzurre...seguita da Chiara Costazza la quale in alcune manciate di secondi ci ha fatto rivedere l'atleta vincitrice in Coppa...poi il buio...le gambe che si bloccano per la paura di uscire, di perdere pochi ma preziosi punti! Capisco che arrivasse da una brutta caduta, così come mi rendo conto della situazione di una ragazza come Manuela Moelgg che, quattro anni dopo un possibile titolo iridato si trovi a partire con un pettorale impossibile, ma dov'è la grinta, la cattiveria, la spregiudicatezza che ti porta ad aggredire la neve strusciando contro i pali come fossero di carne, dov'è quell'energia che ti aiuta a lottare indomita e sferza l'anima per aiutarti a ricordare "da dove vieni" e quanta fatica e sudore tu abbia fatto per arrivare..!!??
Io ho sempre creduto che un atleta, alla fine, sia il miglior psicologo di se stesso e che tutto l'aiuto del mondo finisca nel momento in cui metta i bastoncini al di fuori del cancelletto di partenza. Quindi...? Cosa non funziona? Cosa sta accadendo da troppe stagioni ormai (nel caso dello slalom femminile in particolare)? C'è qualcuno che mi aiuta a capire perchè un ragazzo come Deville non si qualifica per la seconda manche, lui che su questa neve poteva e doveva sgusciare tra le porte come un furetto, come Marcellino e come Hargin...!!?? C'è qualche tecnico che mi sappia spiegare come mai un grande campione come Raich, che dallo sci ha avuto TUTTO e che allo sci ha dato altrettanto, all'improvviso si presenti con questo stupendo atteggiamento di braccia avanti, a guisa di due fioretti che fendono l'aria e muovono tutto il corpo, lanciandolo in una sfida inusuale per un veterano come lui! Ottimi tempi nei tratti finali, così come a Soelden, vorrà pur dire qualcosa soprattutto se confrontato con le prestazioni di casa nostra. Certo Gross, nel muro della seconda manche (se ho letto bene l'analisi) ha staccato il terzo tempo...bravo! Ma può fare molto, molto di più! Non riesco a credere che Stefano non sia nelle parti alte della classifica! E Manfred....e Razzo...e Nani e gli altri...? Ronci poteva essere più intraprendente, certo il tempo gioca a suo favore ma "di doman non v'è certezza", coraggio!
No, non mi sono dimenticato Thaler, ci mancherebbe...(leggi la seconda parte)
(martedì 19 novembre 2013)