Campionesse di cristallo. E di sfortuna.
Tra una settimana la Coppa del Mondo femminile farà tappa nella tedesca Zwiesel, all'estremità orientale della foresta bavarese, a due passi dalla Boemia. Patria dei cristalli e proprio in questa cittadina di 10.000 abitanti della Bassa Baviera ogni anno si producono i trofei della Coppa del Mondo, le celeberrime coppe di cristallo. Ma di cristallo, spesso, sono anche i fisici delle protagoniste del circo rosa, campionesse di cristallo... e di sfortuna. Il recente nuovo infortunio di Nadia Fanchini ha fatto inevitabilmente tornare alla mente i casi che l'hanno preceduta, le tante protagoniste che si sono viste costrette a lottare più contro il dolore e gli infortuni che contro le avversarie in pista. Impossibile toccare tutti i capitoli di queste vicende personali, impossibile far tornare alla mente tutti i singoli casi, ma la storia recente dello sci lascia affiorare alcune figure, autentiche campionesse di sfortuna.
E senza scavare troppo nel tempo, un nome che forse sintetizza al meglio il concetto è quello dell'austriaca Maria Holuas, classe '85, un successo e qualche podio in Coppa del Mondo e costretta ad alzare bandiera bianca dopo che tra il 2007 ed il 2010 ha dovuto fronteggiare con cadenza annuale nell'ordine una prima distorsione con lesione ai legamenti, una frattura del piatto tibiale con lesione dei legamenti dell'altro ginocchio, un'ulteriore rottura dei legamenti crociati e, l'annno passato, la frattura scomposta della caviglia.
La stessa Denise Karbon, in questi anni di attività ad alti livelli è andata incontro a malanni di ogni genere che hanno coinvolto legamenti, menischi, ossa senza scomodare i gravi infortuni patiti nelle categorie giovanili. E che dire di Maria Riesch che oggi duella ad armi pari con Lindsey Vonn: magari non tutti ricordano come pochi anni fa, a cavallo dei suoi 20 anni, la bavarese di Garmisch si distingueva per un fisico particolarmente fragile e per una sfortuna a 5 stelle capace di regalarle nell'ordine la frattura di una spalla nel 2004 ed un duplice intervento di ricostruzione di entrambe le ginocchia nel corso del 2005, in due cadute differenti a gennaio e dicembre.
Passando nella vicina Svizzera, viene alla mente il caso di Tamara Wolf, discesista dotata di un talento davvero sopraffino ma sempre alle prese con infortuni diversi che dal 2004 ad oggi ancora non le permettono di sciare come vorrebbe, tra legamenti saltati e ossa spezzate continua a tenere duro, ma anche questa stagione la passerà ai box.
Questi sono solo i primi nomi che balzano alla mente nella storia recente, fermandosi a riflettere ne sorgerebbero degli altri, come quelli delle due giovani azzurre Sara Vollmann e Angelika Gruner, mostri di sfortuna al pari di tante altre colleghe. Qualcuna è riuscita a sconfiggere anche la malasorte, vedi i casi della Riesch o della Karbon, qualcun'altra ha continuato a lottare ispirata da una passione che fa superare ogni ostacolo, che sa dare la forza per ripartire ogni volta, che sa dare le energie anche in un letto d'ospedale, al risveglio dall'ennesima operazione. E' la passione il motore di queste campionesse di cristallo e la loro vittoria è quella di tornare ogni volta in pista, ben sapendo che magari, qualche mese dopo, una semplice caduta potrebbe riavviare nuovamente la beffarda ruota.
E così ti ritrovi a scrivere un pezzo come questo, a rileggerlo, a considerare tutti i nomi che hai dimenticato, tralasciato, ignorato. E a pensare... Sì, Nadia, hai proprio ragione. La sfortuna esiste, eccome.
(giovedì 27 gennaio 2011)
E senza scavare troppo nel tempo, un nome che forse sintetizza al meglio il concetto è quello dell'austriaca Maria Holuas, classe '85, un successo e qualche podio in Coppa del Mondo e costretta ad alzare bandiera bianca dopo che tra il 2007 ed il 2010 ha dovuto fronteggiare con cadenza annuale nell'ordine una prima distorsione con lesione ai legamenti, una frattura del piatto tibiale con lesione dei legamenti dell'altro ginocchio, un'ulteriore rottura dei legamenti crociati e, l'annno passato, la frattura scomposta della caviglia.
La stessa Denise Karbon, in questi anni di attività ad alti livelli è andata incontro a malanni di ogni genere che hanno coinvolto legamenti, menischi, ossa senza scomodare i gravi infortuni patiti nelle categorie giovanili. E che dire di Maria Riesch che oggi duella ad armi pari con Lindsey Vonn: magari non tutti ricordano come pochi anni fa, a cavallo dei suoi 20 anni, la bavarese di Garmisch si distingueva per un fisico particolarmente fragile e per una sfortuna a 5 stelle capace di regalarle nell'ordine la frattura di una spalla nel 2004 ed un duplice intervento di ricostruzione di entrambe le ginocchia nel corso del 2005, in due cadute differenti a gennaio e dicembre.
Passando nella vicina Svizzera, viene alla mente il caso di Tamara Wolf, discesista dotata di un talento davvero sopraffino ma sempre alle prese con infortuni diversi che dal 2004 ad oggi ancora non le permettono di sciare come vorrebbe, tra legamenti saltati e ossa spezzate continua a tenere duro, ma anche questa stagione la passerà ai box.
Questi sono solo i primi nomi che balzano alla mente nella storia recente, fermandosi a riflettere ne sorgerebbero degli altri, come quelli delle due giovani azzurre Sara Vollmann e Angelika Gruner, mostri di sfortuna al pari di tante altre colleghe. Qualcuna è riuscita a sconfiggere anche la malasorte, vedi i casi della Riesch o della Karbon, qualcun'altra ha continuato a lottare ispirata da una passione che fa superare ogni ostacolo, che sa dare la forza per ripartire ogni volta, che sa dare le energie anche in un letto d'ospedale, al risveglio dall'ennesima operazione. E' la passione il motore di queste campionesse di cristallo e la loro vittoria è quella di tornare ogni volta in pista, ben sapendo che magari, qualche mese dopo, una semplice caduta potrebbe riavviare nuovamente la beffarda ruota.
E così ti ritrovi a scrivere un pezzo come questo, a rileggerlo, a considerare tutti i nomi che hai dimenticato, tralasciato, ignorato. E a pensare... Sì, Nadia, hai proprio ragione. La sfortuna esiste, eccome.
(giovedì 27 gennaio 2011)