Aspen rivela una nuova Maria Pietilae Holmner
Una passa una prima parte di carriera a costruirsi il profilo di ragazza costante, continua, in grado di ben figurare praticamente sempre ma senza regalare particolari acuti, se non qualche podio ogni tanto.
E poi un giorno si scopre dominatrice assoluta, protagonista capace di far segnare per due volte il miglior tempo di manche, sia nella prima, quanto nella seconda manche di uno slalom tutt'altro che banale come quello di Aspen, una seconda che presentava il conto aggiuntivo del carico di tensione e del ritorno arrogante e potente di un brutto cliente come Maria Riesch.
Ma oggi Maria Pietilae Holmner aveva deciso di interpretare un ruolo diverso dal solito. Da gregaria di lusso, capace anche di mettersi al collo medaglie iridate - sia chiaro, a campionessa vera, a slalomista di grande spessore abile nel far la barba ai pali per l'intero tracciato di una seconda discesa che sembrava destinata ad incoronare proprio quel "panzer" teutonico che corrisponde ai lineamenti eleganti della Riesch.
Ma sin dai primi scampoli di gara, si era capito che quello del Colorado non sarebbe stato uno slalom normale: Marlies Schild che inforca alla prima porta non è roba che si vede spesso, così come ritrovarsi a metà gara con la stessa Pietilae Holmner a precedere Niki Hosp e Tina Maze, con tutte le altre favorite ad inseguire.
Nella seconda frazione le tedesche hanno provato a rimettere in chiaro le cose, ma con alterne fortune: l'unica a riuscirci davvero è stata la più grande delle sorelle Riesch, capace di lasciarsi alle spalle ottime protagoniste di giornata come la finlandese Tanja Poutiainen, Veronika Zuzulova, la stessa Hosp e l'eccellente francesina Nastasia Noens.
Non restava che fare i conti con la Pietilae e la svedese non ne ha voluto sapere di lasciare strada alla bavarese, anzi: ha inserito nuovamente il turbo e staccato il miglior tempo di manche, davanti proprio alla ventiseienne di Garmisch e alle due connazionali Frida Hansdotter e Therese Borssen (nona e settima, alla fine), apparsa finalmente in decisa ripresa. E così la neve statunitense battezza per la prima volta la tranquilla svedese, cresciuta nell'ombra di Anja Paerson ed oggi scopertasi capace di vincere. E di vincere alla grande.
I paletti snodati hanno invece regalato un'altra giornata amara alla formazione azzurra: Manuela Moelgg è caduta nuovamente nel consueto azzardo di troppo, quella necessità di tirare (quasi) sempre al massimo, senza lasciare troppo spazio alla tattica, all'astuta frenatina al momento opportuno. Un peccato di generosità nel quale è incappata poco dopo anche la fassana Chiara Costazza, al rientro dopo lo stop per sistemare definitivamente la gamba sinistra infortunata proprio due anni fa ad Aspen. Nulla di fatto per le due migliori interpreti nostrane e quindi la causa azzurra è poggiata sulla schiena dolorante di Nicole Gius (17ima) e sulla debilitata Irene Curtoni (26ima): non è da queste gare che si può giudicare la potenzialità della venonstana e della valtellinese, certo è che il morale, nella formazione azzurra, non può essere troppo alto.
(domenica 28 novembre 2010)
Nella seconda frazione le tedesche hanno provato a rimettere in chiaro le cose, ma con alterne fortune: l'unica a riuscirci davvero è stata la più grande delle sorelle Riesch, capace di lasciarsi alle spalle ottime protagoniste di giornata come la finlandese Tanja Poutiainen, Veronika Zuzulova, la stessa Hosp e l'eccellente francesina Nastasia Noens.
Non restava che fare i conti con la Pietilae e la svedese non ne ha voluto sapere di lasciare strada alla bavarese, anzi: ha inserito nuovamente il turbo e staccato il miglior tempo di manche, davanti proprio alla ventiseienne di Garmisch e alle due connazionali Frida Hansdotter e Therese Borssen (nona e settima, alla fine), apparsa finalmente in decisa ripresa. E così la neve statunitense battezza per la prima volta la tranquilla svedese, cresciuta nell'ombra di Anja Paerson ed oggi scopertasi capace di vincere. E di vincere alla grande.
I paletti snodati hanno invece regalato un'altra giornata amara alla formazione azzurra: Manuela Moelgg è caduta nuovamente nel consueto azzardo di troppo, quella necessità di tirare (quasi) sempre al massimo, senza lasciare troppo spazio alla tattica, all'astuta frenatina al momento opportuno. Un peccato di generosità nel quale è incappata poco dopo anche la fassana Chiara Costazza, al rientro dopo lo stop per sistemare definitivamente la gamba sinistra infortunata proprio due anni fa ad Aspen. Nulla di fatto per le due migliori interpreti nostrane e quindi la causa azzurra è poggiata sulla schiena dolorante di Nicole Gius (17ima) e sulla debilitata Irene Curtoni (26ima): non è da queste gare che si può giudicare la potenzialità della venonstana e della valtellinese, certo è che il morale, nella formazione azzurra, non può essere troppo alto.
(domenica 28 novembre 2010)