La Coppa del Gobbo - XI - Il Kandahar ci ha detto
Le gare di Chamonix lasciano in eredità immagini sulle quali vorrei ritornare perchè, alcune di esse, dovrebbero far riflettere il mondo dello sci. Partiamo dalle più belle, quelle di Dominik Paris e di Didier Cuche, in discesa ,nel Carousel. Il gigante altoatesino ci propone una curva affrontata ed eseguita con grande precisione tecnica, prodromo del suo primo importante risultato in Coppa, quindi Didier Cuche ci obbliga a ricercare vocaboli nuovi, capaci di rendere omaggio ai suoi salti sulla Cassure, sul Goulet, sino alla bellezza del gesto nella curva del Carousel...una magia che, al rallentatore, abbiamo desiderato non finisse mai...grazie Didier! Il saggio atleta svizzero, nel parterre, parlando con Kostelic, sottolineava come su piste ormai "edulcorate" come la Verte fosse quanto mai necessario essere attenti e vigili. Pare facile, ma in questi giorni - ricordava - abbiamo perso quattro atleti: Scheiber, Streitberger, Osborne, Semple. Vorrei aggiungere come questo sia assurdo! Avete notato le immagini del medico francese che sottopone Streitberger ad alcuni, rapidi esami, per assicurarsi che l'austriaco sia assolutamente cosciente e lucido? Magari accade ogni volta, in tutte le altre situazioni dopo cadute simili, ma è la prima volta che le vedevo nelle riprese televisive! Con Alfredo Tradati abbiamo fatto una considerazione sul ruolo delle reti...E' vero: la prima fila, la seconda rallentano la caduta degli atleti, ma i ragazzi si ritrovano aggrovigliati come pesci e se a Wengen il nostro Plank ne esce quasi subito, sbalzato sulla neve, lo sfortunato Osborne (forse) proprio nell'impatto e successivo "arrotolamento" subisce i danni fisici più seri, un po' come era capitato nella scorsa stagione, a Lake Louise, al suo amico Kucera. Significativa è stata l'immagine al rallentatore del francese Roger Brice, caduto nelle reti durante la discesa della combinata. La torsione al ginocchio era molto evidente. Dopo l'infortunio di Grugger si stanno muovendo i "pensatori" dell'air bag, tanto che la FIS, in un suo comunicato, ci fa sapere come esista un progetto in avanzata fase di studio, mentre la federazione austriaca si dice pronta a consegnare (a chi di dovere) un voluminoso dossier con già pronte le ipotesi di soluzione. Cerco di immaginare come possa un discesista indossare un air bag e soprattutto come debba sciare, quale sia la sua postura, nel caso di un air bag nel casco...ed ancora come un discesista sappia sciare con caschi tipo quelli del kilometro lanciato...Mah! E se invece si affrontasse in modo drastico il problema delle tute e si dessero indicazioni precise a tutti affinchè anche gli sciatori, come i saltatori ed i motociclisti debbano indossare tute protettive, in grado davvero di rallentare le cadute, e non quelle "seconde pelle" che proprio non proteggono e anzi... Poi è vero, come dice Ghedina, chi sceglie la velocità sa come la caduta ed il rischio siano dietro l'angolo...ma anche in questa stagione gli infortuni si sprecano - coraggio amici canadesi - e non basta più togliere l'anima alle piste. Adesso è il turno dei materiali! Il Kandahar ha premiato Ivica Kostelic, se lo è meritato. Negli anni in cui il Kandahar era il palcoscenico più prestigioso il croato avrebbe di certo saputo vincere anche il distintivo d'oro dell'AK, l'ultimo a fregiarsene è stato il norvegese Aamodt. Ben quattro i francesi: James Couttet, François Bonlieu, Jean Claude Killy ed il mitico Guy Pèrillat "Petit Prince". Una sola atleta italiana ha avuto l'onore di ricevere l'AK con diamanti, è Celina Seghi che ancor oggi, a novant'anni, scende leggera sulle piste dell'Abetone.
(martedì 1 febbraio 2011)
(martedì 1 febbraio 2011)