TdG - Pietro Zazzi, A 2 discipline veloci
Pietro Zazzi, classe 1994, è stato inserito per la stagione 2021/22 nel gruppo 2-discipline veloci.
Come leggerete, o come sapete già, la sua crescita è stata graduale, a 20 anni non era un ‘fenomeno’, era ‘solo’ un buon atleta con un potenziale tutto da esprimere.
Oggi, dopo 7 anni, lo ritroviamo nella stessa squadra di cui fanno parte Marsaglia, Bosca, Schieder, Prast, e Molteni, che del gruppo è il più giovane.
E, esattamente come quando aveva 20 anni, pensiamo che ci sia molto da esplorare nel potenziale di Zazzi.
Il mondo dello sci di solito non ha molta pazienza. Nel caso di Pietro, tuttavia, questa pazienza c'è stata, e questo atleta potrà, ci auguriamo per anni, continuare nel suo percorso di agonista.
Una strada complicata, sempre in salita, ma che corre in discesa.
Pietro, per te la recente promozione in A2, la FISI crede nei tuoi mezzi. Tutto giusto a mio giudizio...
Ti ringrazio, sono molto contento di questa promozione. È dai tempi del comitato che sono sempre stato in seconda linea, mai inserito nella squadra ufficiale. Ma è anche grazie a questo che sono arrivato fino a qui: mi ha sempre dato la motivazione e la convinzione con le quali ogni anno sono migliorato tanto.
Quest’anno l’esordio in Coppa del mondo in super-g, poi la discesa, infine Garmisch...le tue sensazioni aprendo il cancelletto nella massima serie?
Se me lo avessero detto prima di iniziare la stagione, avrei firmato subito per un esordio, nella massima serie, proprio a casa mia. È arrivato tutto in un modo inaspettato: stavo sciando bene in allenamento, ma nelle prime gare di super-g in Coppa Europa non riuscivo a terminare senza commettere errori. Arrivato a Santa Caterina, dove si sono svolte due gare di discesa libera, mi sono detto che dovevo dare tutto e cambiare marcia. Nella prima gara avevo fatto tutto bene fino a due porte dal traguardo, dove ho spigolato e perso molta velocità. Il giorno dopo ero arrabbiato e sono sceso molto deciso: l’atteggiamento era quello giusto ed ho concluso al quarto posto.
Dopo questo risultato è arrivata la convocazione per la discesa libera di Bormio: ero felicissimo, sapevo però di dovermi giocare il posto nelle due prove cronometrate, non essendo nei primi 80 al mondo. Nella prima prova ho faticato molto con la visibilità, ma nonostante questo il tempo era buono anche se di poco valore avendo saltato addirittura due porte del tracciato. Il giorno dopo ero tranquillo e sereno, sapevo di poter far bene. Mi è venuto tutto come avevo in mente, dopo aver tagliato il traguardo ed alzato la testa ho visto '18/a posizione'… tutto molto bello.
Il giorno seguente ho esordito nella massima serie con il super-g, un buon 36° posto, anche se nel primo parziale ho lasciato davvero molto tempo per strada, sbagliando tutto quello che si poteva sbagliare. Dopo due giorni finalmente era il giorno della discesa, ero carico… molto carico. Avevo bene in mente dove dovevo passare e cosa fare, ma dopo solo due porte sono finito nelle reti di protezioni. Un grande volo, fortunatamente senza grosse conseguenze, ma con molta rabbia.
Ho avuto l’onore di poter partecipare anche alle gare di Kitzbuehel e di Garmisch. Qui, essendomi qualificato, ho fatto la mia seconda gara di Coppa del mondo. In quel periodo stavo sciando arretrato e con poca convinzione. Decisamente poco soddisfatto.
Hai una lunga militanza in Coppa Europa, dove corri dal 2016, e quest’anno a Santa hai sfiorato il podio. Quanto è probante il circuito continentale? Si dice spesso, e con ragione, che la differenza tra Coppa del mondo e Coppa Europa sia abissale, tu cosa ne pensi?
Si, è dal 2016 che corro in Coppa Europa, ma sono solo le ultime 3 stagioni nelle quali sono riuscito a correre in tutte le tappe del circuito. Gli anni prima mi chiamavano solamente ad alcune gare. Il livello nella Coppa Europa è indiscutibilmente alto, ma non sempre chi vince in questo circuito riesce ad esprimersi allo stesso livello nel circuito maggiore. Negli ultimi anni le gare di questo circuito sono state accorciate e sono diventate più “facilioe, passatemi il termine, nulla a che vedere con il circuito maggiore.
Sei cresciuto gradualmente, hai l’età di Buzzi e Battilani (che si è ritirato un anno fa). L’evoluzione di un discesista dipende da diversi fattori, ma in sintesi è un fatto di tecnica e testa. Tu in cosa ti senti più cresciuto rispetto a quando avevi 20 anni?
Si, sono anche io classe ’94, ma abbiamo avuto dei percorsi completamente all’opposto. Io ho iniziato a fare decisamente sul serio più tardi, intorno ai 20 anni. Mi ricordo ancora la mia prima gara nella categoria giovani, a Santa Caterina: mi sono presentato con uno solo sci che ho usato sia per la ricognizione che per la gara. Buzzi e Battilani sono sempre stati un punto di riferimento sia a livello nazionale che internazionale. Sette anni fa il divario tra me e loro era grandissimo, i miei distacchi si aggiravano sui 3/4 secondi. Quindi rispetto a quegli anni sono cresciuto sotto tutti gli aspetti.
Che bilancio fai della tua stagione 2020-2021?
Fino a Bormio era stata una buona stagione, dopo c’è stato un periodo durante il quale ho avuto poca convinzione dovuta alla minor sicurezza e, di conseguenza, una sciata poco redditizia. Nelle ultime gare sono riuscito a tornare ai miei livelli iniziali, senza però riuscire a concretizzare come avrei sperato. Ho concluso al 15° posto nella classifica generale di discesa libera in Coppa Europa, sprecando due gare in Francia dove non sono proprio riuscito ad esprimermi.
Vi racconto un aneddoto di quelle gare. Durante la notte che precedeva la seconda gara, non riuscivo a dormire, non ero contento dello sci che avevo scelto nel pomeriggio. Erano le 4 di notte, mi sono vestito e sono andato in ski-room. Ho preparato un altro sci da capo, ho spatolato la base e ri-sciolinato, nel mentre ho sistemato le lamine, infine ho spatolato e cerato. Ho finito che erano le 6. Sono tornato in stanza e ho dormicchiato ancora per una mezz’oretta. La gara del giorno dopo non è andata come immaginavo, sono uscito a metà pista, ma ero contento della mia scelta fatta durante quella notte. Passando agli Italiani Assoluti di Santa Caterina, ero partito molto bene con la prova di discesa, il giorno dopo non sono riuscito a ripetermi, ho voluto sciare con meno pressioni per non incidere troppo nella neve. Quel giorno la neve si era scaldata molto prima della partenza e non sono riuscito a modificare la mia sciata durante la discesa e ho concluso al sesto posto. Il giorno dopo ho fatto una buona gara di super-g, concludendo al quinto posto.
La 'gara della carriera' è, per fare una battuta, 'quella che devi ancora correre', perché ti affacci nella massima serie adesso. Osservando le storie sportive degli atleti, si può imparare qualcosa di come "matura" un velocista o ogni storia è a sé?
Ogni atleta ha la sua crescita e ognuno "matura" ad un'età diversa. Per esempio, io sono cresciuto e maturato tardi in confronto ai miei coetanei. Quindi spesso è meglio focalizzarsi sulla propria crescita senza dare troppo peso agli altri, perché non è detto che uno che primeggia a 20 anni sarà competitivo in egual modo anche a 25 anni. Quindi l'importante è stare tranquilli e cercare di migliorarsi passo per passo sotto tutti gli aspetti ed essere soddisfatti del percorso effettuato.
Come è normale che sia per un velocista, tu frequenti super-g e discesa indifferentemente. Tra le due specialità hai una preferenza? E poi: tu sei un velocista più tecnico che scorrevole, preferirai le piste più difficili e i tracciati più severi, immagino...
Io ho iniziato da gigantista, mi piacciono le curve (e spesso curvo ancora troppo anche quando si dovrebbe andare dritto), quindi mi sento più a mio agio nei tracciati tecnici. Quest'anno sotto l'aspetto dei risultati sono riuscito a distinguermi maggiormente in discesa. A dire il vero preferisco il super-g, ma non riesco ancora a comportarmi come vorrei. In super gigante, essendoci solo la gara secca, bisogna, durante la ricognizione, saper leggere e interpretare il tracciato e il terreno. Bisogna inoltre capire dove si può amministrare la discesa e dove attaccare. Questo è un aspetto dove dovrò sicuramente migliorare.
Dicevamo del tuo inserimento in A2. Il 2022 è anno olimpico, covid permettendo. Le olimpiadi sono un sogno per tutti, ma è in Coppa del mondo che si costruisce la convocazione olimpica. Gli atleti dicono sempre che l’obiettivo per la stagione è "andar forte", tu nel 2021/22 dove vorresti e dove pensi di poter arrivare?
Il mio primo obiettivo sarà quello di abbassare i punti per entrare nei primi 80 delle liste FIS così da poter partecipare al circuito di Coppa del mondo con maggior frequenza. Il mio circuito di riferimento sarà sempre la Coppa Europa, dove dovrò riuscire a fare un altro step verso l'alto e essere più costante. Se avrò e mi guadagnerò il posto per correre in Coppa del mondo, sicuramente non vorrò solo scendere per fare esperienza, ma cercare di fare delle buone performances.
Fisicamente come stai? Cambierai qualcosa nella tua preparazione fisica in questi mesi?
Fisicamente sto bene, ma sotto molti aspetti dovrò migliorare. Quest'anno avrò anche l'opportunità di aver uno ski-man che mi aiuterà con il materiale. Questo mi darà più tempo per me stesso e mi potrò concentrare maggiormente sull'atletica anche durante la stagione delle gare. Purtroppo, in questi anni, dovendomi fare gli sci da solo, non riuscivo a dedicare il tempo e dare l'importanza che avrei voluto alla mia preparazione.
(giovedì 13 maggio 2021)