Pyeongchang 2018: c'è ansia per la sicurezza
Si avvicinano le Olimpiadi coreane di Pyeongchang 2018, e se da una parte si alimentano i sogni degli atleti (anche se la lunga stagione deve ancora cominciare), dall'altra crescono le preoccupazioni visto lo scenario politico-militare della zona.
Una decina di giorni fa il presidente del CIO Thomas Bach ha dichiarato che i Giochi si terranno certamente, che non sono a rischio, anche perchè non esiste un piano B. Potrà bastare l'invocazione della tregua olimpica su cui potrebbe lavorare l'ONU?
C'è molta agitazione tra atleti e federazioni: non è ancora confermata la presenza degli atleti russi (di sicuro non ci saranno i paralimpici), mentre è già certezza l'assenza dei campioni della NHL.
Nei giorni scorsi la Francia tramite il ministro dello sport Laura Flessel aveva espresso più di una perplessità, sottolineando che se la sicurezza non sarà garantita la Francia non parteciperà ai Giochi.
Anche Germania ("la possibilità di annullare la missione olimpica sarà valutata per tempo dal governo") e Austria ("Se la situazione si dovesse degradare e la sicurezza dei nostri sportivi non fosse garantita, non andremo in Corea del Sud; la rinuncia avverrà solo in assenza di precise garanzie") hanno messo le mani avanti, mentre Svezia, Italia e Stati Uniti per ora hanno espresso un cauto ottimismo.
Felix Neureuther, tra i più vincenti sciatori alpini tedeschi di sempre, ha espresso i suoi dubbi venerdì scorso in un incontro con i media a Zillertal, chiamando in causa anche i Comitati Olimpici nazionali, troppo 'molli' nell'affrontare l'argomento.
Felix ha sottolineato che sembra impossibile che questo argomento non venga toccato, come se niente fosse; e che non sarà facile andare a sciare a 80km dal confine con la Corea del Nord "...facendo slalom mentre mi sorvolano i razzi..."
(lunedì 25 settembre 2017)