Gigante Karbon, il volo verso il bronzo
di Luca Perenzoni
Incredibile Denise. Era difficile sperare in una medaglia dopo la prima manche del gigante odierno. Le caravelle azzurre, pur arrivate ad Aare con il vento in poppa sembravano essersi incagliate di colpo su una neve diversa, aggressiva, da accarezzare piuttosto che mordere con la grinta e gli spigoli di chi è più abituato a sciare sul ghiaccio. Manuela Moelgg, nona a metà gara, era la migliore delle azzurre, l'unica a rispettare le aspettative della vigilia nonostante l'insistenza dell'ormai cronico mal di schiena. Più indietro le altre, con Denise Karbon dodicesima alla soglia del secondo di distacco da sua spensieratezza Julia Mancuso, sempre pronta nei momenti che contano. Poco dietro a Denise, ecco Nicole Gius mentre Karen Putzer veleggiava lontana, a quasi due secondi di distacco, persa su una neve e su una pista mal digerite. Le attese erano diverse, la delusione serpeggiava. Ma anche la volontà di reagire, di tirar fuori unghie e artigli per provare quanto meno a dare un senso più pregnante alla trasferta svedese. Si arriva così alla seconda manche, una frazione capace di rivoltare come un calzino la classifica di metà gara, di restituire al palcoscenico iridato una protagonista come Denise Karbon che dopo l'incidente di 2 anni fa sembrava persa. Ma andiamo con ordine. Karen Putzer pur senza errori non riesce a liberarsi dalle strette degli spigoli, sciando sulla falsa riga della prima manche; decisamente meglio Michaela Kirchgasser, anche lei in ritardo ma autrice di una seconda frazione con i fiocchi che l'avvia ad una rimonta prodigiosa. Un cammino che compie a braccetto con Denise, incredibile nel cambiare nel giro di 2 ore atteggiamento verso una pista che in passato aveva parlato in suo favore. Pur con la grinta di sempre, la fatina di Castelrotto ha trovato la morbidezza dei gesti, la leggerezza nei cambi di direzione e, mollando gli sci a tutta, è riuscita a precedere di 18 centesimi la ventiduenne di Filzmoos. Ma in quel momento ne mancavano ancora 11 di avversarie, tante, forse troppe.Ma poco importa: Denise piazza il suo sorriso nell'angolo del leader e aspetta le altre al varco. Bertrand, Hoelzl e pure Manuela Moelgg si perdono nei meandri di una manche decisamente meno ritmica della prima, più o meno quello che succede subito dopo alla Poutiainen incapace di interpretare al meglio il disegno del suo allenatore. Sale Denise, ma tocca alla Paerson. La svedese pare indemoniata: abbatte le porte che trova sul suo cammino, sembra volare, ma poco dopo l'intermedio è costretta ad abdicare; finisce distesa nella neve, in un gesto fin troppo simile a quello con cui aveva esaltato la platea svedese nelle tre precedenti uscite del mondiale. Ma il pubblico acclama anche oggi la sua Regina, perchè, in fondo, ci sono altre cartucce. Quella della giovanissima Pietilae Holmner è perforante: la ventunenne di Umea va che è un piacere e per una manciata di centesimi precede la Denise nazionale. Fine del sogno? Forse, ma mai dire mai. La Ottosson finisce dietro ad entrambe, la Hosp incanta. Scia da manuale la ragazzona di Bichlbach, corroborando alla perfezione le sesazioni di chi la vedeva favorita: 85 centesimi sulla svedesina e medaglia d'oro prenotata. Perchè a partire mancano ancora le sorpendenti Simard e Zahrobska, incapaci però di ripetere l'exploit della prima manche che le vedeva appaiate alle spalle di Princess Mancuso. Scendono dal podio, le due quando parte la californiana di Squaw Valley: attacca ma allunga le linee, arranca e graffia il manto con gli spigoli; niente da fare, è solo quinta. Nicole Hosp sale sul trono, la Pietilae la segue, Denise non ci vuole credere: l'argento di St. Moritz è diventato bronzo, ma l'importante è esserci. L'importante è crederci, come ci ha creduto Denise: con la volontà anche i miracoli sono possibili. Grande piccola Denise, goditi questa medaglia perchè l'hai cercata, voluta, meritata. Grazie, Denise
(martedì 13 febbraio 2007)
(martedì 13 febbraio 2007)