La Janyk vince una discesa assurda. Così non va.
di Luca Perenzoni
Non ce ne vorrà a male la generosa e simpatica Britt Janyk se non si spenderanno troppe parole di elogio per la sua prima vittoria in carriera in Coppa del Mondo, un successo che segue di pochi giorni il primo podio conquistato nella precedente tappa di Lake Louise. Una settimana indimenticabile per la canadese che in rapida successione è riuscita a togliersi le maggiori soddisfazioni sportive della propria carriera, precedendo al termine dell'assurda discesa libera di Aspen la coppia austriaca formata da Marlies Schild e Renate Goetschl, con Lindsey Kildow ferma ai piedi del podio.
Una discesa assurda, sì. Un'autentica pazzia. Dopo due giorni di nevicate fittissime evidentemente i responsabili della Fis non se la sono sentita di dare il secondo dispiacere ai ricchi organizzatori di Aspen e hanno optato per una discesa accorciata, nonostante i quintali di neve fresca ancora presenti sul tracciato e le proteste di svariati tecnici e capi delegazione. Un azzardo? No, quasi un crimine legalizzato che ha portato conseguenze sulle ginocchia di alcune ragazze e sulla fiducia e sul morale di altre. Al momento del via nevicava ancora ad Aspen e dopo una decina di discese Alexandra Meissnitzer (non proprio l'ultima arrivata) inciampa letteralmente su un cumulo di neve fresca cadendo rovinosamente e rischiando l'ennesimo grave infortunio. Per soccorrere la povera ragazza austriaca serve tempo, una ventina di minuti, giusto il tempo per permettere alla neve di depositarsi nuovamente sul fondo della pista, mentre alcuni addetti si prodigano alacremente a spalare intere badilate di neve dal tracciato. Il momento giusto per sospendere tutto, anche se con una buona dose di ritardo? No, avanti. Ed ecco che quasi tutte le austriache alzano bandiera bianca (Hosp, Holaus, Schmidhofer se ne tornano in albergo), altre scendono per dovere di firma, qualcun'altra si impegna quel tantino che basta per raccogliere un buon piazzamento. Passano pochi minuti e le nevi del Colorado sono lancinate dalle urla di Anne Sophie Barthet, a sua volta tradita dal fondo estremamente fragile della Ruthie's run. Il secondo grave incidente e di certo non si può parlare di casualità; la gara non è più ripresa, le ragazze restanti si sono rifiutate di andare incontro a nuovi incidenti. La federazione ha risposto omologando il risultato, ma almeno la mattanza si è fermata; troppo tardi però.
No, cara Fis, così non va. Va bene tenere un occhio al bilancio, va bene l'importanza degli sponsor, ma una federazione seria si sarebbe preoccupata innanzitutto della salute delle proprie atlete, dichiarando candidamente che era assurdo, improponibile correre in tali condizioni. Ma ad Aspen, nel cuore degli Stati Uniti, il dio denaro è troppo importante per metterlo in secondo piano rispetto alla salute e al buon senso. Che figura ci avrebbe fatto la federazione agli occhi degli sponsor a stelle e strisce, rappresentanti di un mercato così vasto ed importante? Forse, in tutta onestà, una figura più umana e vera di quella emersa oggi; avrebbe perso qualche dollaro, ma avrebbe quantomeno salvato la faccia. E le ginocchia, per non dire la carriera, di due povere ragazze.
(sabato 8 dicembre 2007)
Una discesa assurda, sì. Un'autentica pazzia. Dopo due giorni di nevicate fittissime evidentemente i responsabili della Fis non se la sono sentita di dare il secondo dispiacere ai ricchi organizzatori di Aspen e hanno optato per una discesa accorciata, nonostante i quintali di neve fresca ancora presenti sul tracciato e le proteste di svariati tecnici e capi delegazione. Un azzardo? No, quasi un crimine legalizzato che ha portato conseguenze sulle ginocchia di alcune ragazze e sulla fiducia e sul morale di altre. Al momento del via nevicava ancora ad Aspen e dopo una decina di discese Alexandra Meissnitzer (non proprio l'ultima arrivata) inciampa letteralmente su un cumulo di neve fresca cadendo rovinosamente e rischiando l'ennesimo grave infortunio. Per soccorrere la povera ragazza austriaca serve tempo, una ventina di minuti, giusto il tempo per permettere alla neve di depositarsi nuovamente sul fondo della pista, mentre alcuni addetti si prodigano alacremente a spalare intere badilate di neve dal tracciato. Il momento giusto per sospendere tutto, anche se con una buona dose di ritardo? No, avanti. Ed ecco che quasi tutte le austriache alzano bandiera bianca (Hosp, Holaus, Schmidhofer se ne tornano in albergo), altre scendono per dovere di firma, qualcun'altra si impegna quel tantino che basta per raccogliere un buon piazzamento. Passano pochi minuti e le nevi del Colorado sono lancinate dalle urla di Anne Sophie Barthet, a sua volta tradita dal fondo estremamente fragile della Ruthie's run. Il secondo grave incidente e di certo non si può parlare di casualità; la gara non è più ripresa, le ragazze restanti si sono rifiutate di andare incontro a nuovi incidenti. La federazione ha risposto omologando il risultato, ma almeno la mattanza si è fermata; troppo tardi però.
No, cara Fis, così non va. Va bene tenere un occhio al bilancio, va bene l'importanza degli sponsor, ma una federazione seria si sarebbe preoccupata innanzitutto della salute delle proprie atlete, dichiarando candidamente che era assurdo, improponibile correre in tali condizioni. Ma ad Aspen, nel cuore degli Stati Uniti, il dio denaro è troppo importante per metterlo in secondo piano rispetto alla salute e al buon senso. Che figura ci avrebbe fatto la federazione agli occhi degli sponsor a stelle e strisce, rappresentanti di un mercato così vasto ed importante? Forse, in tutta onestà, una figura più umana e vera di quella emersa oggi; avrebbe perso qualche dollaro, ma avrebbe quantomeno salvato la faccia. E le ginocchia, per non dire la carriera, di due povere ragazze.
(sabato 8 dicembre 2007)