Le squadre azzurre: le prime considerazioni
di Luca Perenzoni
La composizione dei gruppi di lavoro per la prossima stagione porta a compimento il processo di snellimento e selezione intrapreso già nell’annata passata. La filosofia che ha guidato le scelte della direzione federale appare piuttosto chiara ed evidente: la creazione di un gruppo di lavoro “esclusivo” che raccoglie gli atleti messisi più in evidenza e con le maggiori speranze di eccellere a livello mondiale. La nomenclatura di SuperTeam è forse esagerata ma rende piuttosto bene l’idea di un gruppo “orizzontale” che punterà ad un lavoro ad ampio spettro su più discipline, tanto al maschile quanto al femminile.
L’inserimento nei due SuperTeam di atleti piuttosto “specializzati” come possono essere una Chiara Costazza o un Davide Simoncelli è inoltre segno evidente di come, nei piani federali, ogni atleta continuerà a privilegiare la disciplina preferita pur senza ignorare completamente le altre prove, il gigante per la fassana e lo slalom (il super-g in minima parte) per il roveretano. Da questi due gruppi principali dovrebbero uscire i maggiori risultati: se Rocca, come sembra ormai assodato, continuerà sugli intenti di polivalenza, potrà trovare nel commilitone Peter Fill un ottimo punto di riferimento per le discipline veloci e nella coppia Blardone-Simocelli due modelli per destreggiarsi tra le porte larghe. Stesso discorso lo si potrebbe fare per ognuno dei quattro alfieri azzurri e, a maggior ragione per la squadra femminile che, accanto a due polivalenti accertate come Nadia Fanchini e Karen Putzer (nella speranza che l’operazione restituisca alla poliziotta di Nova Levante tutte le sue potenzialità fisiche), presenta ragazze indirizzate soprattutto alla specializzazione come Elena Fanchini, Chiara Costazza e Lucia Recchia, che già ha ripreso sempre più confidenza con il gigante.
Passando agli altri gruppi, balza subito all’occhio come le difficoltà economiche abbiano obbligato i vertici federali a ridurre il numero di squadre nell’orbita della nazionale. Una riduzione più nei gruppi che negli atleti, che restano comunque numerosi. La scelta sembra privilegiare, oltre ai ragazzi abituati a rendimento ad alto livello in Coppa del Mondo, soprattutto i giovani che tanto bene hanno fatto nell’ultima stagione di Coppa Europa. Si è verificato insomma una sorta di svecchiamento, che non potrà che portare la giusta dose di entusiasmo e brio all’intero movimento. Da un punto di vista più tecnico, sembra sempre più evidente l’abbandono della tradizionale separazione tra discipline tecniche e veloci. Soprattutto al femminile la nuova impostazione federale lascerà ampio spazio alla polivalenza, vero futuro dello sci, come testimoniano sempre più i talenti emergenti italiani ma soprattutto stranieri. L’approccio alla polivalenza è processo intrapreso già da qualche anno nei settori giovanili e che sta portando alla maturazione di numerosi atleti che, se confermeranno le premesse dei mesi scorsi, potranno entrare nell’elite mondiali. I nomi di Camilla Borsotti, Johanna Schnarf, Florian Eisath o Cristof Innerhofer sono i primi che vengono in mente ma molti altri sono pressoché allo stesso livello. Tutti cambiamenti attesi, quasi auspicati, per adeguarsi alla tendenza dello sci, sempre più lontana dallo stereotipa del gigantista e del discesista tanto cara fino ai primi anni ’90. In un simile quadro erano inevitabili dei tagli: a farne le prime spese sono ragazzi e ragazze promettenti e volenterosi che se riusciranno a trovare nei rispettivi gruppi militari gli stimoli giusti per presentarsi in forma al prossimo autunno, avranno la possibilità di entrare nei nuovi ranghi nazionali, ma soprattutto chi, nelle ultime stagioni, non dava giustificazione (per svariati motivi) con i risultati del suo posto in CdM. Un sacrificio, da parte di atleti ma anche degli stessi gruppi militari, reso indispensabile dalle sempre più difficile situazione finanziaria in cui versa la Fisi.
(giovedì 25 maggio 2006)
(giovedì 25 maggio 2006)