Gigante Raich
di Luca Perenzoni
Un pronostico è stato finalmente rispettato. Dopo i successi più o meno a sorpresa di Deneriaz, Ligety e Aamodt è arrivato il giorno del gigante e soprattutto il giorno di Benjamin Raich. Principale favorito della gara alla vigilia, il ventisettenne di Piztal ha scelto di disputare una prima manche di attesa per poi dare il tutto e per tutto nella seconda frazione. Una tattica che si rivelerà vincente, grazie soprattutto alla pressochè perfetta discesa interpretata da Raich che si dimostra ancora una volta massimo interprete della specialità nell'attuale panorama del circo bianco.
E dire che a metà gara le cose non erano messe benissimo per il campione austriaco. Davanti a tutti c'era il canadese Francois Bourque che aveva preceduto di una ventina di centesimi il francese Joel Chenal e di poco più di 2 decimi Hermann Maier e Fredrik Nyberg, appaiati in terza posizione. Poi Raich mentre Max Blardone si era piazzato in ottava posizione, con un distacco decisamente contenuto nei confronti delle zone calde della classifica che vedeva ben 12 atleti racchiusi in meno di un secondo. Tutto si sarebbe quindi deciso nella seconda manche. Il primo a provare a dare la zampata è Bode Miller, dodicesimo a metà gara ma capace di mettere insieme una seconda manche degna delle sue migliori giornate. Solo Raich riuscirà a stare davanti all'americano, prima però tocca a Max Blardone ma l'ossolano non sa sciare con la giusta leggerezza. Probabilmente troppo attaccato agli spigoli cede inesorabilmente terreno nei confronti dello spaghetti cow-boy perdendo numerose posizioni fino all'undicesimo posto finale. Schoenfelder e Grandi finiscono dietro a Bode mentre Svindal, quinto nella prima manche, conclude con il suo stesso tempo. Poi tocca a Raich che con apparente tranquillità riesce metro dopo metro a scavare un significativo solco tra sè e tutti gli avversari. Taglia il traguardo con oltre un secondo di vantaggio, ben conscio di aver fatto tutto il possibile. Ma Hermann Maier non si vuol dar per vinto e con la sua immensa classe riesce a limitare i danni e a concludere a soli 16 centesimi dal più giovane compagno di squadra. Il trentasettenne Nyberg non riesce a ripetere la prova della prima frazione cosa che invece riesce a Joel Chenal: il trentaduenne di La Rosiere scia alla grande e scalza Herminator dalla piazza d'onore, a soli sette centesimi da Raich. Manca solo Bourque che però fatica a trovare la giusta agilità tra le porte del tracciato piemontese: il ritardo di 92 centesimi lo lascia comunque in quarta posizione ma fa di fatto sfumare il sogno medaglia sicuramente cullato nell'intervallo tra le due discese.
L'oro e il titolo vanno quindi a Benni Raich, quello che può essere visto come il capostipite del nuovo corso austriaco, quello che riesce ad interrompere in maniera perentoria la spirale negativa in cui sembrava invischiato dopo combinata e super-g. L'argento di Chenal si riveste poi di commazione. Quasi scontato pensare ad una parziale dedica a quel Severino Bottero, allenatore e quasi fratello maggiore del gigantista transalpino. E il bronzo va ad Hermann Maier che chiude la sua esperienza olimpica con la seconda medaglia personale dopo l'argento nel super-g di sabato.
Non finisce come sperato l'avventura dei gigantisti azzurri: l'undicesimo posto di Blardone e il quindicesimo di Alberto Schieppati non danno piena soddisfazione, sicuramente si sperava in qualcosa di più. Purtroppo le Olimpiadi sono anche questo; purtroppo la meno brillante prova stagionale della squadra azzurra è coincisa proprio con l'appuntamento a cinque cerchi: si possono cercare e trovare tante scuse o giustificazioni ma forse è meglio pensare che gli altri, oggi, erano più forti.
(lunedì 20 febbraio 2006)
L'oro e il titolo vanno quindi a Benni Raich, quello che può essere visto come il capostipite del nuovo corso austriaco, quello che riesce ad interrompere in maniera perentoria la spirale negativa in cui sembrava invischiato dopo combinata e super-g. L'argento di Chenal si riveste poi di commazione. Quasi scontato pensare ad una parziale dedica a quel Severino Bottero, allenatore e quasi fratello maggiore del gigantista transalpino. E il bronzo va ad Hermann Maier che chiude la sua esperienza olimpica con la seconda medaglia personale dopo l'argento nel super-g di sabato.
Non finisce come sperato l'avventura dei gigantisti azzurri: l'undicesimo posto di Blardone e il quindicesimo di Alberto Schieppati non danno piena soddisfazione, sicuramente si sperava in qualcosa di più. Purtroppo le Olimpiadi sono anche questo; purtroppo la meno brillante prova stagionale della squadra azzurra è coincisa proprio con l'appuntamento a cinque cerchi: si possono cercare e trovare tante scuse o giustificazioni ma forse è meglio pensare che gli altri, oggi, erano più forti.
(lunedì 20 febbraio 2006)