Lindsey Vonn:l'infortunio raccontato dalla sorella
Solo pochi giorni fa Lindsey Vonn ha pubblicato sul profilo facebook la foto del suo ginocchio operato, ma già da lunedì era piedi, in palestra, per i primi esercizi.
La sorella di Lindsey, Laura, era al parterre durante il superg mondiale: ormai da un paio di stagioni, da quando si è separata dal marito, segue quasi ovunque la sorella maggiore,
Laura racconta quel che è successo quel martedì: "sono arrivata al parterre 5 minuti prima delle gara, poi ho aspettato per ore e ore, rinvio dopo rinvio. Pensavo solo al freddo e a quanto potesse essere difficile per le atlete in partenza aspettare e prepararsi e poi aspettare ancora.
Mandavo dei messaggi a Lindsey, dovevamo vederci nel camper per pranzo non appena avessero annullato la gara. (...) Alle 13:45 stavo tornando al bus sapendo che non si poteva posticipare oltre le 14.30. Alle 14:17 Lindsey mi ha scritto: "ok, sembra che si corra. Per favore prendi la mia borsa e vai al parterre" (...)
Le atlete iniziano a scendere una dopo l'altra. La pista sembra difficile, ho pregato che la nebbia se ne andasse. Ma le mie preghiere non sono servite. Non erano certo le condizioni ideali per una gara, non erano accettabili ne sicure. Ho visto atlete uscire o scendere al buio tra la nebbia. (...) Lindsey scende alle 15:15, dopo 4 ore d'attesa in partenza, era in testa, era veloce. Così veloce che in un salto è volata molto più in la delle altre, finendo in una parte della pista dove non era passato nessuno. Lo sci destro si è impuntato nella neve, bloccandola e facendola cadere a 70 miglia all'ora. Poi è scivolata per il pendio e infine si è fermata, urlando e piangendo agonizzante.
Ero shockata, non sapevo cosa fare o dove andare. (...). Di solito sono con Lindsey fino alla partenza e di nuovo quando la gara finisce. Ci sono sempre per aiutarla, ma questa volta non sapevo che fare, ero persa. Le ho mandato un messaggio: "spero tu stia bene" (...)
Finalmente mi hanno portato in ospedale per vederla. Non potevo credere di camminare in un bianco e desolato ospedale austriaco, e fuori dalle finestre c'erano fotografi che scattavano. Stavo per mettermi a piangere e soffrivo per questa mancanza di rispetto.
Quando ho visto Lindsey non ho potuto trattenere le lacrime. L'ho abbracciata a lungo. Anche lei piangeva, era spaventata. In meno di 10 minuti la sua mente concentrata sulla gara ha dovuto affrontare la dolorosa, devastante realtà: la stagione era finita. (...)
Il responso dei raggi X non è stato così duro come Lindsey pensava, non è la fine della carriera. Vancouver non è stata la sua ultima Olimpiade e questi non saranno stati i suoi ultimi Campionati del Mondo, ma per Sochi sarà una strada lunga e faticosa.(...)
Aveva nausea la prima notte per la terapia antidolore e anche perché non mangiava nulla da colazione. C'era un gran andirivieni, telefonate, e programmi per i giorni e le settimane seguenti. Ci sono voluti alcuni giorni di isolamento nel camper per realizzare quel che era successo.
La mattina della partenza, mentre stavo caricando la macchina, Lindsey guardava in TV la gara femminile in corso senza di lei. Ha tifato per le compagne di squadra e le amiche, ma penso che salire in macchina e separarsi dal suo mondo, per andare a Vail ad operarsi, le abbia tolto tanta forza.
Dopo vari consulti, Lindsey e il Dr.Sterett hanno pianificato l'intervento, la famiglia e gli amici erano intorno al suo letto in ospedale per sostenerla. (...) Tutto è andato bene e lei si è svegliata intontita ma felice che fosse tutto finito.
Dopo un solo giorno dall'operazione Lindsey è tornata in palestra. Non puoi tenerla ferma a lungo, questa è Lindsey!"
(mercoledì 20 febbraio 2013)