Erik Guay d'oro, Christof Innerhofer c'è: bronzo!
A due anni di distanza dal trionfo di John Kucera in Val d'Isere è ancora la foglia d'acero a marchiare il primo gradino del podio della discesa libera iridata. Oggi è toccato ad Erik Guay firmare la sorpresa del giorno, andandosi a prendere un titolo mondiale difficilmente pronosticabile nonostante arrivasse sulla stessa pista che nel marzo scorso in SuperG gli aveva regalato trionfo e vittoria nella coppetta di specialità. Ma in questa stagione il ventinovenne del Quebec aveva faticato - e non poco - in discesa, regalandosi solo un terzo posto nel superG della Saslong.
Oggi invece ha fatto tutto alla perfezione, trovando il giusto appeal tanto sul duro della parte iniziale, quanto sulla neve più morbida del secondo tratto di pista, facendo scorrere alla grande i suoi Atomic negli intermedi centrali, costruendo proprio lì la sua giornata di gloria. Ed alla fine sono 32 i centesimi che lo separano da Didier Cuche, ancora una volta costetto a chiudere in gola l'urlo di trionfo, ancora una volta - come proprio sulla Face du Bellevarde - preceduto da un canadese. Arriva l'argento per il fenomeno elvetico, la sua quarta medaglia iridata e non si fa sicuramente sgarbo a nessuno nel confessare, candidamente, che in molti oggi erano pronti ad augurarsi che fosse lui a far risuonare l'inno nella Medal Plaza.
Ma la considerazione lascia immediatamente spazio alla gioia nel ritrovare sul podio Christof Innerhofer. Dopo l'oro nel superG di mercoledì il finanziere di Gais si è confermato in grande condizione, pur su una neve meno amica rispetto a quella di qualche giorno fa. La seconda medaglia azzurra in questa rassegna porta ancora la firma del ventiseienne sudtirolese che se ne va da Garmisch Partenkirchen con la piena consacrazione tra i big della specialità, e con un futuro ancora tutto da scrivere. Solo lui, per ora, può vantare due medaglie all'ombra dello Zugspitze: è Inner il personaggio vero di questa prima settimana iridata. Ha dimostrato di esserci, di aver raggiunto la maturità che serviva e che gli si chiedeva, specie nell'approccio e nell'atteggiamento alla gara, anche quando sulla carta le cose non sono idilliache. Oggi il numero di partenza l'ha leggermente agevolato, rendendogli meno indigesta la neve nella parte finale di quanto avrebbero poi trovato i vari Cuche, Miller e Svindal: ma quel pizzico di fortuna è il giusto rimborso dei tanti sgambetti della dea bendata nei mesi scorsi. Bilancio pareggiato, con 2 medaglie in bella mostra e la consapevolezza di aver davvero trovato un grande dell'Italsci, un ragazzo vincente e con ancora molte carte da giocare, con ancora margine in prospettiva.
Tornando alla discesa di Garmisch, ai piedi del podio si fa largo l'austriaco Romed Baumann, davanti ad un Aksel Svindal in debito d'ossigeno nel tratto finale e caduto pesantemente dopo l'arrivo, come altri colleghi sfiancati dalla stanchezza di una gara davvero dura e da una zona d'arrivo magari non proprio in condizioni eccellenti. Sesto lo sloveno Sporn, settimo Walchhofer, solo 15imo Bode Miller. E davanti allo statunitense ci si imbatte in Peter Fill, pimpante in alto, spento nel finale; peggio di lui, Werner Heel cui il 21imo posto non rende giustizia per quanto mostrato in questo inverno. Sono oltre 3 i secondi di distacco per il passiriano e per il venostano Dominik Paris (20imo): troppi, ma oggi, evidentemente, non era la loro giornata. Invece per Inner è ancora un giorno di festa. E chissà come sarebbe andata con il ghiaccio? Chissà... ma va bene così, dai.
(sabato 12 febbraio 2011)
Oggi invece ha fatto tutto alla perfezione, trovando il giusto appeal tanto sul duro della parte iniziale, quanto sulla neve più morbida del secondo tratto di pista, facendo scorrere alla grande i suoi Atomic negli intermedi centrali, costruendo proprio lì la sua giornata di gloria. Ed alla fine sono 32 i centesimi che lo separano da Didier Cuche, ancora una volta costetto a chiudere in gola l'urlo di trionfo, ancora una volta - come proprio sulla Face du Bellevarde - preceduto da un canadese. Arriva l'argento per il fenomeno elvetico, la sua quarta medaglia iridata e non si fa sicuramente sgarbo a nessuno nel confessare, candidamente, che in molti oggi erano pronti ad augurarsi che fosse lui a far risuonare l'inno nella Medal Plaza.
Ma la considerazione lascia immediatamente spazio alla gioia nel ritrovare sul podio Christof Innerhofer. Dopo l'oro nel superG di mercoledì il finanziere di Gais si è confermato in grande condizione, pur su una neve meno amica rispetto a quella di qualche giorno fa. La seconda medaglia azzurra in questa rassegna porta ancora la firma del ventiseienne sudtirolese che se ne va da Garmisch Partenkirchen con la piena consacrazione tra i big della specialità, e con un futuro ancora tutto da scrivere. Solo lui, per ora, può vantare due medaglie all'ombra dello Zugspitze: è Inner il personaggio vero di questa prima settimana iridata. Ha dimostrato di esserci, di aver raggiunto la maturità che serviva e che gli si chiedeva, specie nell'approccio e nell'atteggiamento alla gara, anche quando sulla carta le cose non sono idilliache. Oggi il numero di partenza l'ha leggermente agevolato, rendendogli meno indigesta la neve nella parte finale di quanto avrebbero poi trovato i vari Cuche, Miller e Svindal: ma quel pizzico di fortuna è il giusto rimborso dei tanti sgambetti della dea bendata nei mesi scorsi. Bilancio pareggiato, con 2 medaglie in bella mostra e la consapevolezza di aver davvero trovato un grande dell'Italsci, un ragazzo vincente e con ancora molte carte da giocare, con ancora margine in prospettiva.
Tornando alla discesa di Garmisch, ai piedi del podio si fa largo l'austriaco Romed Baumann, davanti ad un Aksel Svindal in debito d'ossigeno nel tratto finale e caduto pesantemente dopo l'arrivo, come altri colleghi sfiancati dalla stanchezza di una gara davvero dura e da una zona d'arrivo magari non proprio in condizioni eccellenti. Sesto lo sloveno Sporn, settimo Walchhofer, solo 15imo Bode Miller. E davanti allo statunitense ci si imbatte in Peter Fill, pimpante in alto, spento nel finale; peggio di lui, Werner Heel cui il 21imo posto non rende giustizia per quanto mostrato in questo inverno. Sono oltre 3 i secondi di distacco per il passiriano e per il venostano Dominik Paris (20imo): troppi, ma oggi, evidentemente, non era la loro giornata. Invece per Inner è ancora un giorno di festa. E chissà come sarebbe andata con il ghiaccio? Chissà... ma va bene così, dai.
(sabato 12 febbraio 2011)