Il Fenomeno Lara Gut fa parlare
di Luca Perenzoni
La ragazzina ha colpito nel segno. Il sorriso innocente e la freschezza della teen ager hanno ammaliato la Coppa del Mondo, dopo aver impreziosito le ultime settimane di Coppa Europa. Una ricetta semplicissima quella della sedicenne ticinese: tanto talento, nessun timore reverenziale e quel pizzico di pazzia che solo la gioventù permette di mantenere. Ingredienti che hanno permesso alla federazione rossocrociata di chiudere con un bilancio davvero positivo la due giorni di casa che...senza l'esplosione della giovane Gut sarebbe stato forse leggermente meno positivo rispetto alle attese, considerata la sempre ottima predisposizione delle velociste elvetiche per la pista dell'Engadina. Il terzo posto in discesa (primo podio in carriera, alla prima discesa di Coppa) ed il quinto in super-g hanno invece proposto alla grande attenzione mediatica lo spirito libero dello scricciolo di Comano che in un fisico tutto sommato minuto ("Sono bassa 1,60, non me la sento di dire che sono alta 1,60") nasconde una grinta ed una personalità davvero di prim'ordine. Tutto bene, tutto bello, tutto buono, come dice lo stesso cognome del baby prodigio svizzero? ("Mi chiamo Gut ed è un bel cognome, pensate la sfortuna di chiamarmi Schlecht o Pirlo (non ho niente contro di lui, ma poverino... almeno il cognome mi porta fortuna")
Forse sì, ma forse no. Perchè in fondo all'interno della federazione svizzera si stanno facendo i conti con un fenomeno cresciuto...fuori squadra. Sì, perchè pare che la Swiss Ski abbia sempre trascurato un po' la sorprendente ticinese, cullata per non dire coccolata dal team personale guidato dal padre Pauli e controllato da lontano (ma non troppo) da un altro ticinese doc, Mauro Pini, il tecnico di Maria Rienda. Sembra che gli uomini della federazione abbiano sempre guardato con un po' di distacco la ragazzina italo-svizzera, tanto che si racconta che agli scorsi campionati del Mondo Juniores di Altenmarkt si sia deciso di vestirla con la tuta griffata Swiss Ski solo alla vigilia della prima gara, dopo averla vista in costante allenamento con le pari età italiane e vestita di un azzurro leggermente diverso da quello in voga nella confederazione elvetica. La medaglia giovanile le ha poi spalancato le porte della nazionale maggiore, ma solo sulla carta, visto che per l'intera estate Lara si è allenata a spese della sua famiglia e dello sponsor personale sulle nevi argentine, mentre le altre svizzere si trovavano a spese della federazione in Nuova Zelanda. E poi ancora, lei a Saas Fee con il padre, le altre a Zermatt con il capo allenatore Ansermoz a nicchiare ("Lara ha già sciato a sufficienza per quest'estate, ha bisogno di riposo"). A pochi mesi di distanza la ragazzina è diventata un fenomeno non solo sportivo ma anche mediatico ed in terra di Svizzera già c'è chi si domanda..."A cosa serve spendere soldi per gli allenamenti in Nuova Zelanda se poi questa 16enne va più forte?" Domanda che, c'è da scommetterci, prima o poi arriverà anche negli uffici federali ed i tecnici dovranno decidere come comportarsi con il "Gruppo Gut", visto che in fondo sembra trattarsi del talento più fulgido degli ultimi anni. Continuare a lasciare che si gestisca per conto suo? O integrarla totalmente in squadra, nonostante la giovane età?
Sia chiaro, è ovvio che quasi tutte le federazioni, italiana compresa, vorrebbero essere alle prese con un simile problema e l'unica che sembra non pensarci è proprio Lara Gut. Lei sa dove vuole andare, sorride e si diverte, allungando sulle avversarie anche nella classifica generale di Coppa Europa: cosa volere di più?
(lunedì 4 febbraio 2008)
Forse sì, ma forse no. Perchè in fondo all'interno della federazione svizzera si stanno facendo i conti con un fenomeno cresciuto...fuori squadra. Sì, perchè pare che la Swiss Ski abbia sempre trascurato un po' la sorprendente ticinese, cullata per non dire coccolata dal team personale guidato dal padre Pauli e controllato da lontano (ma non troppo) da un altro ticinese doc, Mauro Pini, il tecnico di Maria Rienda. Sembra che gli uomini della federazione abbiano sempre guardato con un po' di distacco la ragazzina italo-svizzera, tanto che si racconta che agli scorsi campionati del Mondo Juniores di Altenmarkt si sia deciso di vestirla con la tuta griffata Swiss Ski solo alla vigilia della prima gara, dopo averla vista in costante allenamento con le pari età italiane e vestita di un azzurro leggermente diverso da quello in voga nella confederazione elvetica. La medaglia giovanile le ha poi spalancato le porte della nazionale maggiore, ma solo sulla carta, visto che per l'intera estate Lara si è allenata a spese della sua famiglia e dello sponsor personale sulle nevi argentine, mentre le altre svizzere si trovavano a spese della federazione in Nuova Zelanda. E poi ancora, lei a Saas Fee con il padre, le altre a Zermatt con il capo allenatore Ansermoz a nicchiare ("Lara ha già sciato a sufficienza per quest'estate, ha bisogno di riposo"). A pochi mesi di distanza la ragazzina è diventata un fenomeno non solo sportivo ma anche mediatico ed in terra di Svizzera già c'è chi si domanda..."A cosa serve spendere soldi per gli allenamenti in Nuova Zelanda se poi questa 16enne va più forte?" Domanda che, c'è da scommetterci, prima o poi arriverà anche negli uffici federali ed i tecnici dovranno decidere come comportarsi con il "Gruppo Gut", visto che in fondo sembra trattarsi del talento più fulgido degli ultimi anni. Continuare a lasciare che si gestisca per conto suo? O integrarla totalmente in squadra, nonostante la giovane età?
Sia chiaro, è ovvio che quasi tutte le federazioni, italiana compresa, vorrebbero essere alle prese con un simile problema e l'unica che sembra non pensarci è proprio Lara Gut. Lei sa dove vuole andare, sorride e si diverte, allungando sulle avversarie anche nella classifica generale di Coppa Europa: cosa volere di più?
(lunedì 4 febbraio 2008)