Un Sabato bestiale sulla Streif
di Matteo Pavesi
Un anno fa in occasione dei 75 anni del Hahnenkamm Trophy uscì il docu-film "Streif - One Hell of a Ride", in cui tantissimi campioni da Svindal a Guay, da Reichelt a Cuche raccontano il loro rapporto con il leggendario tracciato tirolese.
Sabato la Streif è stata un vero inferno, e si è scritta un'altra pagina che verrà a lungo ricordata: la partenza abbassata per il vento, le tragiche uscite al Hausbergkante, il successo clamoroso di un azzurro, Peter Fill.
E naturalmente le polemiche, le decisioni difficili, la sicurezza...tante parole ma noi, che non siamo mai scesi dalla Streif, cediamo volentieri il microfono a un ragazzo che tre anni fa si buttò sul tracciato con il solito coraggio raccogliendo un salto mortale che poteva costargli molto caro (vedi video in basso), un ragazzo che 14 anni fa vinceva l'oro in superg ai Mondiali juniores e si affacciava timido al Grande Sci, un ragazzo che ad inizio stagione dichiarava di voler vincere una classica "Wengen o Kitz" e che finalmente ci è riuscito...
Peter Fill, naturalmente: "questa gara è sicuramente il momento clou di questa stagione e per me è la vittoria più grande. Qui bisogna spingere al limite, qui sono caduto tre anni fa. A volte arrivi al traguardo e a volte no. Fa parte dello sci, ed è un qualcosa che noi atleti accettiamo ad ogni gara. Spero che i tre tornino in gara al più presto. Certo, non vorremmo che questo accadesse mai, ma purtroppo a volte capita."
Tutti e 30 i guerrieri che si son lanciati dal cancelletto sono da applaudire per il coraggio e lo spettacolo che han saputo offrire. E allora andiamo a leggerci il commento degli americani, giusto per ribadire il concetto: "Hannes è caduto, Georg è caduto, Aksel è caduto - dichiara Steven Nyman, uscito senza conseguenze - Gli austriaci han perso 5 atleti questa settimana. Per cui son contento di essere ancora intero...Ero 5 decimi in vantaggio quando sono uscito, devi rischiare, e talvolta non paga."
"Son felice di essere arrivato alla fine - confessa Marco Sullivan - Anche se siamo i migliori atleti del mondo, è davvero stressante scendere da qui. Fa paura ogni volta che esci dal cancelletto, specialmente quando vedi gente come Aksel o Reichelt cadere, loro che non cadono mai."
E Ganong conclude il quadro: "condizioni difficili oggi, con poca luce, tracciato molto mosso e vento...è pericoloso correre con queste condizioni. Non sono per niente contento, mi aspettavo di più, e so che posso fare di più. Ma almeno son felice di essere vivo, ci sono e guardo avanti..."
Peccato che a lasciarci il ginocchio sia stato, tra gli altri, il protagonista della velocità nonchè il leader attuale della Coppa del Mondo, quello Svindal antagonista di Marcel Hirscher avviato fino a ieri a contendere "la quinta" all'austriaco e da stasera neoinfortunato in convalescenza.
Una mazzata per lui, per la Norvegia ma anche per tutto il Circo Bianco, che perde un protagonista capace di vincere 7 volte in questa stagione, esaltando tutti gli appassionati.
Ora sembra cinico dirlo mentre Aksel sta passando la notte in ospedale, ma il nostro Pietro da Castelrotto, appena giunto alle soglie dei 300 pettorali in CdM, con questi 100 punti balza al secondo posto della classifica di specialità (291), a 145 lunghezze da uno Svindal che non potrà migliorare il suo score. Ci sono ancora 5 discese in questa interminabile stagione e alle sue spalle premono Fayed (238), Reichelt (228, forse salterà Garmisch), Theaux (224) e il detentore Jansrud (213).
Cinquecento punti in palio possono stravolgere qualsiasi classifica, ma......