Ligety tra Obama, Armstrong, Fis e se stesso
E' un Ted Ligety che si apre a tutto tondo quello che traspare dall'intervista concessa al network austriaco Laola (qui il testo originale) all'indomani del trionfo di Solden. Galvanizzato, riflessivo, deciso, attaccante e pronto a concedersi per intero al giornalista di turno che ne approfitta per andare a toccare anche temi caldi della cultura e dell'attualità americana. A cominciare dal fatto che ormai il buon Ted (come la maggior parte degli altri atleti d'oltreoceano) trascorrono più tempo nel Vecchio Continente che non sul suolo natio. "Ormai dopo tanto tempo mi sono abituato a vivere negli Usa solo 60 giorni all'anno, all'inizio è stata dura vivere con una valigia in mano, ma oggi mi sento molto più americano di quanto non mi sentissi prima di decollare per questa nuova vita".
Il passaggio da questi concetti alle prossime elezioni statunitensi è decisamente breve, e Ligety non nasconde come "non mi sento nè Repubblicano nè Democratico: entrambi gli schieramenti hanno proposto programmi corposi ed interessanti, ma allo stesso tempo da entrambi i lati trovo elementi con cui non concordo. Se so per chi voterò? Certo, ma non lo dico..."
E su Obama... "Ho seguito con grande interesse i dibattiti in tv, anche se spesso i temi davvero cari ai cittadini sono stati soltanto sfiorati. Obama ha lavorato molto ed in un periodo difficile, di crisi generale; ha operato scelte giuste, anche se forse non tutte realizzate bene".
In Europa l'altro grande tema a stelle e strisce che cattura l'attenzione pubblica è lo scandalo legato al doping di Lance Armstrong, con tutti gli indotti che ne conseguono. "E' incredibile, pazzesco: quello che ha fatto al di fuori dello sport è enorme, ma allo stesso tempo il doping è una vergogna e va ripulito. E' un brutto colpo, ma credo che lo sport ed il ciclismo possano avere un futuro. Certo, il fatto che non sia mai risultato positivo è un problema: personalmente non ho dubbi che si sia dopato, ma condannare qualcuno senza prove, basandosi solo su racconti e confessioni è difficile, forse incostituzionale".
E poi inesorabilmente si passa a parlare di Fis, di norme e di atteggiamenti. E le parole, come di consueto, si fanno dure. "Finchè non mi verrà vietato continuerò a dire la mia opinione, ovvero che la Fis viene diretta come un regime totalitario. Noi atleti dovremo avere maggiore voce in capitolo anche pechè in fondo è grazie a noi che la Fis raccoglie soldi; ma siamo in larga parte ignorati. La mia opinione è che finchè i dirigenti restano questi ci siano poche speranze, l'unico lato positivo è che più passa il tempo più invecchiano pure loro e prima o poi libereranno le rispettive sedie. L'anno scorso qualche coscienza si è svegliata e siamo quanto meno riusciti a farci sentire, diciamo che è stato un primo passo. Che poi la Fis non sia interessata a quello che diciamo è un altro discorso. Anche le scelte sui City Events sono prese senza chiederci un parere: mi piacerebbe vedere cosa diranno al 13imo nella classifica di slalom per giustificargli che non potrà partecipare essendo qualificati solo i primi 12, in una gara che sembra possa essere valida per la Coppa di Slalom. Poca lungimiranza, direi. Certo, lo sci è fatto anche di tradizione, ma non solo di quello: credo che ci siano tanti modi per rendere questo sport più interessante e spettacolare, senza dover per forza modificare regolamenti o norme".
Insomma, concetti vecchi per Ligety mischiati ad altri nuovi: di certo, come sugli sci, neanche a parole Ted non è mai banale.
(venerdì 2 novembre 2012)
Il passaggio da questi concetti alle prossime elezioni statunitensi è decisamente breve, e Ligety non nasconde come "non mi sento nè Repubblicano nè Democratico: entrambi gli schieramenti hanno proposto programmi corposi ed interessanti, ma allo stesso tempo da entrambi i lati trovo elementi con cui non concordo. Se so per chi voterò? Certo, ma non lo dico..."
E su Obama... "Ho seguito con grande interesse i dibattiti in tv, anche se spesso i temi davvero cari ai cittadini sono stati soltanto sfiorati. Obama ha lavorato molto ed in un periodo difficile, di crisi generale; ha operato scelte giuste, anche se forse non tutte realizzate bene".
In Europa l'altro grande tema a stelle e strisce che cattura l'attenzione pubblica è lo scandalo legato al doping di Lance Armstrong, con tutti gli indotti che ne conseguono. "E' incredibile, pazzesco: quello che ha fatto al di fuori dello sport è enorme, ma allo stesso tempo il doping è una vergogna e va ripulito. E' un brutto colpo, ma credo che lo sport ed il ciclismo possano avere un futuro. Certo, il fatto che non sia mai risultato positivo è un problema: personalmente non ho dubbi che si sia dopato, ma condannare qualcuno senza prove, basandosi solo su racconti e confessioni è difficile, forse incostituzionale".
E poi inesorabilmente si passa a parlare di Fis, di norme e di atteggiamenti. E le parole, come di consueto, si fanno dure. "Finchè non mi verrà vietato continuerò a dire la mia opinione, ovvero che la Fis viene diretta come un regime totalitario. Noi atleti dovremo avere maggiore voce in capitolo anche pechè in fondo è grazie a noi che la Fis raccoglie soldi; ma siamo in larga parte ignorati. La mia opinione è che finchè i dirigenti restano questi ci siano poche speranze, l'unico lato positivo è che più passa il tempo più invecchiano pure loro e prima o poi libereranno le rispettive sedie. L'anno scorso qualche coscienza si è svegliata e siamo quanto meno riusciti a farci sentire, diciamo che è stato un primo passo. Che poi la Fis non sia interessata a quello che diciamo è un altro discorso. Anche le scelte sui City Events sono prese senza chiederci un parere: mi piacerebbe vedere cosa diranno al 13imo nella classifica di slalom per giustificargli che non potrà partecipare essendo qualificati solo i primi 12, in una gara che sembra possa essere valida per la Coppa di Slalom. Poca lungimiranza, direi. Certo, lo sci è fatto anche di tradizione, ma non solo di quello: credo che ci siano tanti modi per rendere questo sport più interessante e spettacolare, senza dover per forza modificare regolamenti o norme".
Insomma, concetti vecchi per Ligety mischiati ad altri nuovi: di certo, come sugli sci, neanche a parole Ted non è mai banale.
(venerdì 2 novembre 2012)