Covid-19, caso Ischgl: le autorità indagano
di Matteo Pavesi
Nelle ultime 48 ore moltissimi giornali e siti italiani, europei ed extraeuropei si sono occupati del casco Ischgl, tanto che questa mattina l'edizione americana della CNN apriva la sua homepage proprio con la storia del resort austriaco, diventato simbolo della diffusione del coronavirus in mezza Europa.
Il magazine tedesco Onetz.de, senza mezza termini, ha ribattezzato Ischgl da "Ibiza delle Alpi" a "Wuhan delle Alpi", persino il ministro tedesco della sanità Jens Spahn ha dichiarato - già giovedì scorso - che "la diffusione che abbiamo in questo momento in Germania ha molto a che fare con i turisti di ritorno dalle località sciistiche".
Come scrivevamo sabato la Paznauntal, la valle di Paznaun che comprende il resort di Ischgl, e la vicina St.Anton, sono in quarantena dallo scorso 13 marzo, ma molti media austriaci sono concordi nell'indicare che mentre si stava applicando la quarantena nella valle molti vacanzieri sono comunque scappati, portando il virus in giro.
Il Tirolo ha provato a respingere le critiche di malgestione, e il governatore Guenther Platter ha dichiarato di aver fatto quanto umanamente possibile per non cadere nel completo caos.
Eppure ci sono evidenze che già dal 9 marzo i politici locali sapessero della situazione sanitaria nella valle: infatti sono stati pubblicati gli scambi di SMS tra un parlamentare tirolese, Franz Hoerl, che è anche presidente dell'associazione per gli impianti a fune, e il titolare del bar Kitzloch (dove si sono registrati i primi casi), da cui si evince la richiesta di chiudere il bar, per evitare che la notizia di una positività mettesse a rischio la fine della stagione turistica a Ischgl e nell'intero Tirolo, suggerendo che nell'arco di una settimana, dieci giorni, il bar avrebbe potuto riaprire passata l'emergenza.
Già il 3 marzo l'Islanda aveva lanciato l'allarme: la RUV, la "RAI" islandese (qui in inglese) parlava di 11 casi confermati di coronavirus nella terra del fuoco, con contagio ipotizzato tra i turisti provenienti da Austria e Italia.
Il 5 marzo il responsabile dell'epidemia per l'Islanda aggiungeva Ischgl all'elenco delle area a rischio.
Perchè insistiamo con l'Islanda? Perchè la piccola isola nordica è stata tra le prime ad accorgersi ufficialmente di quanto avvenisse a Ischgl, e ben 10 giorni prima della chiusura ufficiale degli impianti.
Di contro, in un comunicato stampa, il Tirolo aveva risposto ufficialmente che "l'infezione potrebbe essersi verificata nell'areo di ritorno da Monaco a Reykjavik e (...) sembra improbabile che ci siano contagi in Tirolo".
Sempre sul comunicato si legge che sul volo di ritorno c'erano passeggeri che erano passati in Italia. Dunque il 5 marzo, secondo il Tirolo, l'infezione avviene in aereo e a causa di qualcuno che è passato in Italia.
Nell'edizione di martedì del "Tiroler Tageszeitung" si legge che un media tedesco (secondo le informazioni di APA e ZDF) ha informato il comune di Ischgl che una società (attività commerciale) fosse a conoscenza di un caso già a metà/fine febbraio e che non sia stato riportato alle autorità sanitarie.
Ci si riferisce agli scambi di SMS citati in precedenza o ad un altro ulteriore caso di positività?
Domenica sera il comune di Ischgl ha trasmesso queste informazioni alla amministrazione distrettuale di Landeck, che martedì ha girato il caso all'ufficio del procuratore di Innsbruck per verificare eventuali rilevanze penali.
Ma secondo il sindaco di Ischgl Werner Kurz, il primo caso positivo - il barista del locale di cui abbiamo parlato - risale 'solo' al 7 marzo.
Il caso Ischgl, che sta montando sempre di più, non è certo finito, attendiamo i risultati dell'indagine.