Lucia Bocchi: il mio sostegno a Goggia e Moioli
di Matteo Pavesi
16 febbraio: Michela Moioli vince l'oro olimpico nello Snowboard cross, prima italiana di sempre a riuscirci
21 febbraio: Sofia Goggia vince l'oro olimpico in discesa libera, prima azzurra di sempre a riuscirci
10 marzo: dopo una finale-thriller Michela Moioli vince la Coppa di Snowboard cross, la seconda della sua carriera dopo il 2016
14 marzo: Sofia Goggia arriva seconda nell'ultima discesa di stagione e conquista per tre punti la coppa di discesa, 16 anni dopo Isolde Kostner.
Tanto si è scritto sulle due: che sono amiche, che spesso si allenano insieme, che condividono le origini bergamasche (Michela dalla Busta di Nese, frazione di Alzano Lombardo e Sofia dalla Valle d'Astino, comune di Bergamo) e il preparatore atletico Matteo Artina, che sono mediatiche, esuberanti e un po' pazze...
Ma c'è un altro filo che unisce le due, un filo sottile e solido allo stesso tempo, un filo che passa da Rovetta (non a caso in provincia di Bergamo), con un passato da agonista del Comitato Alpi Centrali e un presente da psicologa e psicoterapeuta (ma anche allenatrice federale di sci alpino): è la dottoressa Lucia Bocchi, che da tempo lavora al fianco delle due.
Lucia, cosa significano per Sofia e Michela, (e per te) le radici bergamasche e il territorio?
Significa lavorare sodo! E sia Sofia che Michela lavorano sodo, un elemento in comune senza dubbio, non si risparmiamo mai, anche nell'allenamento mentale. A volte alcuni atleti pensano che dopo un paio di sedute si possano acquisire certi meccanismi ma ci vuole tempo e allenamento anche in quello, e loro l'hanno capito.
Insomma un senso del dovere spiccato, in cui anche io mi ritrovo.
Nell'ultimo quadriennio entrambe hanno subito un grave infortunio (Michela a Sochi, Sofia a Lake Louise nel dicembre 2013): come si è svolto il lavoro di recupero?
E' proprio attraverso l'aiuto per il post infortunio che siamo entrate in contatto, entrambe avevano problemi a spostarsi, a viaggiare, perchè in convalescenza. Il post infortunio è una tematica particolare per uno sportivo, significa abbandonare il corpo "di prima" per acquisire un corpo diverso. E' un meccanismo mentale non semplice, bisogna lasciare andare quello che è stato, mentalizzare un corpo nuovo, diverso. Ci siamo fissate degli obiettivi precisi per le stagioni scorse, tra cui imparare a gestire bene la psicoattivazione: ovvero come modulare l'ansia pre-gara affinchè non superi una certa soglia - per cui poi la prestazione decresce - ma che allo stesso tempo non rimanga sotto una certa soglia, dove subentra la noia. E' la ricerca del miglior stato mentale prima della competizione, che porta al 'flow', dove le componenti mentali, fisiche e tattiche si allineano.
Torniamo ad un mese fa, alle Olimpiadi: come sono state affrontate le ultime delicatissime settimane tra la conquista dell'oro olimpico e la necessità di pensare all'ultimo, ma non meno importante, obiettivo stagionale?
E' stato senz'altro un periodo delicato perchè la medaglia d'oro dà tantissimo ma allo stesso tempo alza le aspettative interiori, con una inevitabile agitazione che bisogna imparare a gestire.
La prima gara dopo i Giochi è stata la più difficile: Michela è caduta, Sofia è arrivata 15/a in superg. Ad entrambe è servito un piccolo fallimento, che le ha riequilibrate, per concentrare le energie e canalizzarle nella gara decisiva.
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