Coppa del Gobbo - L'armonia degli sci stretti
di Carlo Gobbo
Sulle nevi svedesi di Falun i mondiali di sci nordico hanno ricevuto il testimone dallo sci alpino di Vail e gli stretti cancellano subito lo zero nel medagliere nordamericano con una bella medaglia d'argento di Alessandro Pittin in combinata ed il bronzo di Federico Pellegrino e Dietmat Noeckler nella team sprint.
Penso si debba rendere omaggio al fondo e così scrivo di questa disciplina antica, fatta di silenzi e di spazi immensi, creata per muoversi sulla neve, per cacciare, per sopravvivere.
Gli elementi con il più "ricco" sci alpino sono quasi identici, neve, boschi, cielo azzurro, pubblico in festa, bandiere, passione! Forse quassù, in terra scandinava, c'è un amore diverso per lo sport della sofferenza perchè il pubblico è competente, conosce bene lo sci di fondo ed è capace di capire ed apprezzare gli sforzi e le gesta di tutti i ragazzi.
Chi abbia seguito talvolta le grandi classiche di Svezia, Norvegia, Finlandia può rendersi conto di quanto profondo sia il legame tra la gente e lo sci di fondo. Migliaia di persone in piedi per ore sulla neve...spesso senza poter vedere...avvinte e trascinate solo dall'urlo di chi, stando più avanti, si fa portavoce di avvincenti risultati e di coinvolgenti entusiasmi. Una tradizione che, talvolta interrotta da altri "europei" (come gli azzurri nei Mondiali di Falun nel 1993 e ai Giochi Olimpici Invernali di Lillehammer nel 1994), affonda le radici in una profonda cultura che gli gnomi dei boschi custodiscono con segreta allegria!
Il fascino degli sci stretti è incommensurabile perchè ogni attore lo vive con un'armonia di grande profilo interiore, non importa se lo si avverta indossando un pettorale oppure cercando un'effimera libertà nel silenzio del crepuscolo... Lo sci di fondo ti concede il tempo di pensare, di riflettere, di sognare, ti aiuta a trovare spesso le risposte a quei problemi che parevano irrisolvibili...ti aiuta a capire quanto sia prezioso il tempo che scorre...e ti ritrovi a sorridere di te stesso riuscendo a dare dimensioni diverse ai tuoi affanni.
Chi si trovò per primo ad affrontare d'inverno il problema delle grandi distanze da percorrere non aveva certo una visione romantica dello sci ma c'è sempre stata molta armonia nella ricerca dei movimenti necessari per scivolare sulla neve. La tecnica classica, che vediamo oggi esaltata sulle piste tracciate in maniera esemplare, rappresenta ancor oggi - nonostante l'avvento dello skating - quanto di più elegante si possa esprimere sui binari d'argento. E' un incedere che il corpo scandisce con una sintonia quasi musicale...e chi lo esegue avverte la bellezza di quanto stia accadendo dentro di sé. Nelle gare iridate di Falun ci sono degli istanti in cui, ragazzi e ragazze, ci trasmettono le loro emozioni e ci rendono partecipi dei loro sogni. C'è qualcosa di magico nel fondo, una semplicità disarmante che attenua la sofferenza ed esalta il coraggio. Chissà, forse nella storia del passato di questo "sciare" c'è un messaggio che non riusciamo, o non vogliamo, leggere perchè abbiamo il timore di svegliarci e di scoprire d'aver perduto l'Ulisse che c'è in ognuno di noi!