La Coppa del Gobbo - La poesia delle immagini
di Carlo Gobbo
Parlare di giornalismo oggi è molto complicato e c'è il rischio di avventurarsi in una dedalo di sentieri professionali con il serio rischio di restarne avvinghiati. Meglio dunque fare un bel passo all'indietro ed ammirare nella Sala degli Specchi le icone di un mondo purtroppo assai lontano: Indro Montanelli e la sua macchina da scrivere, Gianni Brera con la sua pipa, Enzo Biagi con la sua saggezza e....tanti, tantissimi fotografi che in bianco e nero hanno saputo fissare immagini di intensa emotività anche nello sport. Perché questi riferimenti? Perché, allora, soprattutto le parole e le foto erano capaci di farci vivere momenti speciali che non potevamo vedere. Di tempo ne è passato ed oggi sono soprattutto le immagini televisive ad entrare con forza nelle nostre case, immagini che ci fanno sobbalzare, immagini che si infilano sottopelle e regalano brividi sconosciuti, immagini che ci fanno volare. Oggi la figura del giornalista è cambiata, è diversa, oggi il bravo giornalista è anche quel cameraman che ha il fiuto dell'istante, che segue con perfetto intuito lo sviluppo di una vicenda e capisce come si possa fissare in un'immagine speciale!
Giornalista è quel cameraman che ha saputo cogliere gli istanti in cui Bode Miller si è nascosto agli occhi di tanta gente e si è inginocchiato accanto ad un materasso della zona d'arrivo, lasciandosi andare alla commozione del ricordo del fratello Chelone e non solo...penso che Bode in quegli istanti abbia visto scorrere, come in un luminoso scintillio di fotogrammi, tutta la sua splendida avventura agonistica sul palcoscenico dello sci. Ho lavorato tanti anni con i cameraman e vi assicuro che questo Signore che ha ripreso Bode Miller è un "grande professionista", perché ha saputo cogliere un momento giornalistico , che si è rivelato indispensabile per il racconto e lo ha fatto con enorme rispetto ed infinita delicatezza! Si è già parlato tanto di queste lacrime, ne ha parlato soprattutto Bode Miller, ma il suo racconto senza il supporto di quei frames della telecamera avrebbe avuto un impatto diverso, meno dolce, meno poetico.
Piangeva anche il giovane Otmar Striedinger, lacrime di legittima rabbia, che la regia ci ha offerto per aiutarci a godere ancor di più della bellezza del pianto.
Saprete già come Bode oggi sia il più anziano medagliato olimpico nella storia dello sci alpino, un primato che potrebbe migliorare (seppur di pochi giorni) nell'imminente gigante...chissà, mi è piaciuta la sua risposta a chi gli faceva notare questo suo primato: "...sono vecchio..." ha detto! Personalmente ho provato un'emozione fortissima alla partenza di Bode Miller, ha messo i bastoncini al di fuori del cancelletto...i suoi occhi si sono posati sulla magnificenza delle montagne che facevano da proscenio alla sua ultima gara di velocità sotto l'insegna dei cinque cerchi....ha riempito il suo cuore di immagini che potrà rivedere solo nei suoi sogni mentre i raggi del sole si infilavano tra il casco e lo chalet della partenza quasi fosse un'aura olimpica...ha respirato con forza...poi ha iniziato a deliziarci con "pieghe ed angoli" che forse non vedremo più!