Coppa del Gobbo:Il talento non è in vendita!
di Carlo Gobbo
Conosco Claudio Ravetto e non ho dubbi che la sua sia stata una provocazione ad arte, per dare una scossa soprattutto psicologica ad un ambiente che rischiava di subire in maniera vistosa sia le fibrillazioni del "contingente ridotto" sia le insolite "condizioni meteo" che destabilizzano il calendario e modificano la caratteristica delle gare. L'esperienza di Ravetto non si discute e da navigato condottiero non ha esitato a spronare le squadre affinchè ciascuno abbia un sussulto di orgoglio e responsabilità.
Proviamo a dare una definizione di "Campione", cerchiamo cioè di capire quando un atleta possa definirsi un "Campione" e come ci si debba comportare per essere all'altezza di tale fama! Credo che questo tentativo debba essere affrontato con molta prudenza ed altrettanta saggezza, anche se l'accusa di Ravetto "non basta il compitino, così non si va lontani" è un colpo al bersaglio grosso e lancia una sfida intrigante. Sono sicuro che ciascuno di noi abbia una propria interpretazione e (nel caso specifico della situazione azzurra) una personale valutazione, quindi ognuno ha atleti da giustificare e altri da condannare...tutto legittimo a patto che si tengano in considerazione il maggior numero di elementi possibili, senza farsi trascinare dal campanile e dalla simpatia! Quindi...chi è il Campione? L'atleta che ha saputo stare a lungo sul palcoscenico mondiale dello sci ottenendo successi e medaglie consegnate alla storia dello sport oppure è Campione chi, dopo aver ottenuto tanta gloria, per infortuni più o meno complicati, è costretto all'inattività ma non molla, non si arrende, perchè la passione è enorme e si sottopone ad ogni tipo di sacrificio, di privazione e di "tortura" fisica per poter tornare?!
Hermann Maier, Aksel Lund Svindal, Deborah Compagnoni, Marlies Schild (solo per fare pochi, ma significativi esempi) hanno saputo riappropriarsi dei loro ruoli "vincenti" mentre altri - pur lottando con infinita generosità e dedizione - non ce l'hanno fatta ed hanno poi abbandonato con uguale dignità... (mi vengono in mente i nomi di Palander, Antoine Dénériaz, Daniel Albrecht, Gunther Mader, lo stesso Giorgio Rocca, Karen Putzer...). Sono Campioni coloro che questo sogno non lo hanno abbandonato (come Lizeroux) o non vogliono abbandonare (come Kostelic)! Tutti Campioni, non v'è dubbio (ed i nomi da citare sarebbero tanti) con un piccolo ma importante elemento che li distingue: il Talento.
Quella predisposizione innata per fare certe cose, quella qualità naturale che ti consente di esprimere con facilità e disinvoltura gesti tecnici (in questo caso) per i quali altri , anche i Campioni, devono faticare un po' di più! Il talento non si compra, ci sono ragazzi e ragazze che ne hanno in grandi quantità mentre chi ne sia sprovvisto non può che cercare di sopperirne con il lavoro e l'applicazione assidua e la maniacale cura dei dettagli.
Entriamo in Casa Italia, con serietà e rispetto! Nel dibattito ho letto quasi tutti i nomi dei nostri ragazzi, discesisti e slalomisti impegnati a Wengen, ma anche i gigantisti reduci da Adelboden sono chiamati in causa! Se c'è qualcuno che abbia il coraggio di fare una lista di quelli che sono Campioni e di quelli che "non lo sono" lo faccia pure, ciascuno ha il diritto legittimo di critica e di giudizio. Io personalmente credo che ragazzi e ragazze si impegnino ogni giorno al massimo per raggiungere "il traguardo" dei loro sogni, soprattutto quest'anno che è contrassegnato dai cerchi Olimpici. Io sono convinto che ognuno faccia tutti gli sforzi e sacrifici richiesti e che nessuno cazzeggi o affronti gli impegni in modo approssimativo o superficiale... SECONDA PARTE