Aksel Lund Svindal, la discesa iridata è norvegese di Luca Perenzoni
Sventola la bandiera norvegese sul gradino più alto del podio della discesa libera dei mondiali di Aare 2007. Il merito è di Aksel Lund Svindal che riesce nell'intento mai riuscito ai suoi maestri Kjetill Andrè Aamodt e Lasse Kjus, capaci di raccogliere medaglie a gogo senza però mai agguantare l'oro nella disciplina più veloce. E nella stagione in cui i due campiomissimi norvegesi hanno appeso gli sci ai chiodi, ecco che il lungagnone di Kjeller ne ha preso con prepotenza il posto, conquistando con assoluta autorità un titolo mondiale che va a fare il paio con l'argento della combinata di Bormio 2005. Non ha lasciato spazio alla concorrenza, il vichingo classe 82: conclusa la sua prova baciata dal sole in 1:44"68 ha visto il primo inseguitore chiudere a 74 centesimi di distanza. Un inseguitore che risponde al nome di Jan Hudec, canadese di origine ceka ennesima sorpresa del mondiale svedese; come è sorprendente trovare sul gradino più basso del podio l'autentico padrone di casa, Patrick Jaerbyn: trentotto anni trascorsi ad allenarsi sulla pista di Aare per raggiungere un bronzo che, è il caso di dirlo, vale una carriera.
E tutti gli altri? Lontani, a cominciare dai tanto attesi Alfieri della Head, racchiusi in una manciata di centesimi tra il quinto ed il settimo posto: Ambrosi Hoffmann, Didier Cuche e Bode Miller, con Marco Buechel uscito a metà gara dopo aver fatto segnare intermedi in linea con quelli di Svindal. Ma l'occasione migliore l'ha sprecata Michael Walchhofer: velocissimo nella parte iniziale, prima di gettare al vento la possibilità di bissare il trionfo di St. Moritz con due pesanti errori all'imbocco del tratto cruciale del tracciato. Quello in cui Svindal ha fatto la differenza. Leggermente avvantaggiato da una visibilità davvero perfetta e da un sole pieno, il leader della Coppa del Mondo ha saputo trovare il giusto copromesso tra linee e scorrevolezza, equilibrando alla perfezione la sua volontà di seguire traiettorie dirette con quella dei suoi sci di sfogare una velocità ben più elevata rispetto a quanto successo nelle prove cronometrate. Proprio l'elemento che si augurava di trovare Peter Fill. Il carabiniere di Castelrotto ci ha provato a lasciare il segno. E' partito alla grande, restando incollato ai tempi del norvegese per metà gara prima di perdere un po' di sicurezza in un banco di nebbia sceso pochi minuti dopo il passaggio di Svindal a rallentare proprio l'altoatesino e Bode Miller. Un pizzico di sfortuna, se vogliamo, cui è seguito un rallentamento che ha portato "Pietro" a concludere in 11ima posizione, vedendo sfumare i meritati sogni di gloria. Ma Fill, coetaneo di Svindal, avrà modo di rifarsi nelle prossime occasioni: in questi mesi ha già ottenuto tanto, probabilmente più del previsto, e con il ritorno in Coppa potrà tornare alla caccia della vittoria che ormai gli spetta quasi per diritto. Ma torniamo a Svindal, già vincitore undici mesi fa su questa pista. La maestria espressa nel cuore della pista gli ha consentito di planare sulla zona di arrivo con la velocità di un rapace, per reprimere in gola le speranze di Hudec, partito con il numero 2 e speranzoso di far saltare il banco mondiale.
Ma oggi Svindal era probabilmente imbattibile, sole o non sole: la bandiera norvegese non abbandona i podi delle grandi manifestazioni, e forse, è bello così. Concludiamo con gli altri azzurri in gara: Kurt Sulzenbacher ha finito col raccogliere un discreto piazzamento (14° a poco meno di 2 secondi), più lontani Patrick Staudacher (il suo l'ha già fatto e bene anche) e Christof Innerhofer. Tra poco tocca alla prova femminile ed il folto pubblico svedese dopo il bronzo a sorpresissima di Jaerbyn spera di poter continuare la festa: ci spera anche Anja Paerson che ha in calendario l'ennesimo e definitivo appuntamento con la storia.
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