Elena e Nadia Fanchini:cadere, rialzarsi e vincere
Non è semplice ripercorrere e sintetizzare il contributo e la storia agonistica delle sorelle Fanchini, Elena Nadia e Sabrina, all'interno dello sci azzurro degli ultimi 15 anni.
In particolare Elena e Nadia, che hanno ottenuto i risultati più rilevanti, hanno seguito un percorso che dai primi successi nelle gare FIS giovanili le ha portate a conquistare due vittorie a testa in Coppa del Mondo, una medaglia d'argento mondiale per Elena, un argento e un bronzo mondiali per Nadia.
Un percorso fatto di sacrifici, talento, sudore, sorrisi, podi, ma anche infortuni (tanti, tantissimi!) e infine un epilogo quasi parallelo, lo scorso dicembre, con Nadia e Sabrina mamme per la prima volta a distanza di due settimane, e nello stesso mese il ritorno sugli sci di Elena dopo il grave infortunio del novembre 2018.
Nadia, classe 1986, si era messa in luce nel febbraio 2004 con l'oro in superg ai Mondiali Juniores di Maribor, era nella squadra C di Livio Magoni ed aveva esordito pochi mesi prima in Coppa del Mondo, finendo la stagione con l'oro in discesa, superg e combinata agli Assoluti. Così in estate venne inserita direttamente in squadra A.
Elena, classe 1985, in quel momento infortunata al ginocchio, venne inserita in squadra B e nell'inverno 2004/2005, con un bel podio in Coppa Europa, si conquistò prima l'esordio e i primi punti in CdM, e poi il pass per i Mondiali 2005 di Bormio.
Ai Mondiali valtellinesi le due camune si scatenano, comincia Nadia con un sorprendente quarto posto in superg, e completa Elena con una splendida medaglia d'argento nella disciplina regina, arrendendosi solo a Janica Kostelic.
Un mese più tardi, ai Mondiali Juniores di Bardonecchia, sono ancora loro protagoniste: in discesa Nadia oro ed Elena argento, in superg Nadia argento ed Elena bronzo, e Nadia oro anche in gigante.
Nel complesso Elena ha indossato 171 pettorali in Coppa del Mondo: nel dicembre di quel magico 2005 conquista la prima vittoria in Coppa a Lake Louise, ma dovrà attendere e lottare fino al 2013 per tornare sul podio, 3/a a Beaver Creek e una settima più tardi 3/a a Lake Louise, per poi trionfare per la seconda volta a Cortina nel gennaio 2015, 9 anni dopo il primo successo.
Gioie e...dolori: il già citato infortunio del 2004, la lesione al ginocchio e frattura del piatto tibiale nell'ottobre 2008, uno stiramento al collaterale nel marzo 2014, un problema alla cartilagine nel marzo 2017 prima del test olimpico di Jeongseon, solo per citare alcuni degli infortuni più rilevanti, fino alla lotta con il tumore scoperto a fine 2017 e sconfitto, e alla rottura del piatto tibiale nel novembre 2018, motivo per cui la sua ultima gara è il superg della Val d'Isere del dicembre 2017.
Per Nadia l'alternanza di grandi risultati e infortuni è ancor più profonda: non si arrabbi nessuno se la definiamo la più talentuosa del trio e una delle più talentuose azzurre degli ultimi 20 anni, che ha passato praticamente tutta la carriera tra un infortunio, un recupero, un ritorno, un risultato eccellente e un nuovo dolore.
Nella stagione 2006 continua la sua crescita entrando più volte nelle top10, anche a Torino 2006. Ma in estate non riesce ad allenarsi a causa di una serie di problemi patiti spesso nell'immediato pregara.
Solo ad ottobre può riprendere l'attività e a dicembre arriva il primo podio a Lake Louise. Poco dopo si frattura il polso, e poi a febbraio 2007, nel gigante di Sierra Nevada, si rompe il crociato anteriore. Torna sugli sci a settembre, ma una aritmia al cuore ritarda il rientro alle gare, fino al gennaio 2008.
SECONDA PARTE
(mercoledì 22 aprile 2020)