Torino 2006, la nona giornata
E' difficile trovare un aggettivo per definire questa seconda domenica olimpica. Troppe emozioni e troppo diverse da loro per essere sintetizzate in un unico concetto. La stessa parola "agrodolce" non riesce ad esprimere i picchi di esaltazione e delusione provati dagli appassionati (e soprattutto dagli atleti) nel corso di questa nona giornata di gare a Torino. Si è partiti subito forte, con la cavalcata magica ed inarrestabile dei quattro staffettisti del fondo che sulle orme del loro allenatore Marco Albarello hanno saputo bissare il successo di Lillehammer '94 riportando sul gradino più alto del podio la specialità più amata del fondo e forse dell'intero panorama degli sport invernali. Dal lancio di Fulvio Valbusa fino al rettilineo di arrivo di Christian Zorzi, passando dalla sagacia tattica di Giorgio Di Centa e dalla superiorità di Pietro Piller Cottrer: tutta l'Italia ha sofferto e gioito con loro, si è rammaricata per i primi attacchi andati a vuoto e si è preoccupata nel timore di vedere uno Zorzi troppo spavaldo nel voler seminare gente come Mathias Frredriksson e Tobias Angerer. Ma quando a metà della sua frazione, l'azione del moenese non ha voluto saperne di rallentare, ha iniziato a salire in bocca il dolce gusto della vittoria, del trionfo. Hanno semplicemente corso e vinto da più forti. Un premio meritato per tutti questi ragazzi e per i loro tecnici Marco Albarello e Sepp Chenetti che hanno saputo costruire in questi anni di lavoro un gruppo vero, che sa risolvere dentro di sè divergenze e difficoltà caratteriali.
Fin qui le note liete, pomeriggio e serata non si riveleranno altrettanto positivi per i colori azzurri a partire dal tredicesimo posto di Chiara Simionato nei 1000 metri. Puntava alla medaglia la trevigiana, e i risultati degli ultimi due anni parlavano a suo favore. Purtroppo non è andata così: sarà stato per una giornata storta o per un'emotività troppo pronunciata, fatto sta che il risultato non le fa onore e che avrebbe sicuramente meritato un posto sotto ai riflettori insieme alle prime della classe messe in fila dall'olandese Marianne Timmer.
E sicuramente altro riscontro meritavano Barbara Fusar Poli e Maurizio Margaglio incappati in una doppia caduta proprio negli ultimi secondi del loro programma originale, quando quell'ultimo "rotational" doveva chiudere un'esibione se non proprio perfetta, almeno sufficiente per mantenere vive le speranze di vittoria. L'errore e la caduta sono stati una mazzata, morale e fisica: il podio si allontana e recuperare i punti di svantaggio nel programma libero di domani sembra francamente impresa difficile, se non proprio ardua. Peccato.
Niente da fare nemmeno per gli sport di squadra dove sono arrivate le sconfitte contro Finlandia e Canada nel curling (rispettivamente maschile e femminile) e contro la temibile Repubblica Ceca nell'Hockey mentre il bob a due ha offerto le buone prove dei due equipaggi azzurri, classificatisi al nono (Italia 1 - Bertazzo e Torchio) e dodicesimo posto (Italia 2 - Tosini e Romanini).
Nel medagliere la Germania sopravanza gli Stati Uniti mentre l'Italia grazie al terzo oro sale al sesto posto lasciandosi dietro la Norvegia: continua infatti la maledizione olimpica per la squadra scandinava che non è ancora riuscita a conquistare un'oro sugli sci stretti, che siano usati da fondisti, biathleti o combinatisti.
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