Covid-19: il brutto caso di Ischgl
di Matteo Pavesi
Nei giorni scorsi "Der Spiegel" ha riportato la brutta storia della località di Ischgl, le cui autorità locali sono sotto accusa per non aver preso provvedimenti per tempo, diventando così focolaio del virus per mezza Europa.
Ischgl, in Tirolo, è una meta molto frequentata di inverno, e anche molto glamour tanto da ospitare spesso concerti di artisti internazionali.
I responsabili della località sciistica hanno chiuso gli impianti solo domenica 15 marzo, quando in tutto il Tirolo è arrivata l'ordinanza di bloccare le località sciistiche, ma i primi casi risalgono ad almeno due settimane prima.
Infatti il 29 febbraio in Islanda sono stato trovare positive 15 persone, che erano state tutte a sciare a Ischgl, e in molti erano passati dal bar Kitzhloch, uno dei locali più trendy per l'apres ski, dove era stato poi trovato positivo un cameriere di questo bar, poi chiuso solo il 9 marzo. Già il 5 marzo l'Islanda aveva dichiarato "zona a rischio" la valle di Ischgl, non ascoltata però dalle autorità austriache.
Nell'area erano presenti turisti anche da Danimarca, Svezia, Norvegia e Germania; in particolare sembra che anche il 40% dei 1400 positivi norvegesi - dati di giovedì scorso - siano collegati con persone che sono state a Ischgl, e un conto analogo è stato fatto in Svezia con 1000 infettati.
I casi di persone infettate sciando si moltiplicano in Germania, e anche in Danimarca dove martedì 10 la presidente del consiglio dei ministri Mette Frederiksen dichiara che ci sono 156 danesi positivi, vietando i voli dalle zone a rischio, ovvero l'Italia del nord, la Cina, la Corea del Sud e la valle di Ischgl!
Insomma i casi di persone infettate che hanno avuto direttamente o indirettamente a che fare con Ischgl sono moltissimi, perchè il virus si è sparso per la valle per un periodo di tempo molto lungo senza che venissero prese nella giusta considerazione le primissime avvisaglie.
Secondo la ricostruzione dello Spiegel già nella settimana precedente alla chiusura c'erano stati diversi positivi nella valle, ma i responsabili degli impianti non avevano ritenuto fosse il caso di chiudere, anche per non perdere la settimana di turismo e skipass.
Ad un certo punto la questione è diventata troppo rilevante, tanto che il 13 marzo sono state individuate due zone rosse e il cancelliere Kurz ha annunciato l'isolamento della Paznauntal, con l'intervento dell'esercito.
Insomma Ischgl è diventato un formidabile focolaio per mezza Europa: ricordiamo che in Italia gli impianti sono stati chiusi in Lombardia il 7 marzo e in tutto il resto d'Italia nei 3-4 giorni successivi.