TdG - Paralleli solo gli sci
di Luigi Grasscutter

A noi ‘paralleli’ piacciono solo gli sci, lo diciamo subito, e spiegheremo il perché.
La storia recente della specialità del ‘parallelo’ è tormentata: disciplina che valeva come slalom o come gigante, a seconda dei casi, non dando tuttavia (e meno male...) punti nella WCSL (né in slalom né in gigante), ma ‘soltanto’ quelli per le due classifiche e per la generale (un'assurdità assoluta), fino al cambio di rotta di quest’ultima stagione: disciplina ‘autonoma’, che assegna addirittura una Coppa del Mondo (e i cui punti finiscono nel computo per la ‘generale’); specialità che nelle intenzioni della FIS era candidata a sostituire il vuoto dell’abolizione della combinata, poi rientrata ‘a furor di Kitz’, soprattutto; disciplina considerata la ‘nuova via’ dello spettacolo anche in notturna, sulla falsariga di altre specialità.
Alla FIS forse credevano di scoprire l’acqua calda, applicando un sistema sperimentato in altre discipline, ed anche nello sci alpino: coinvolgere pubblico, televisioni, sponsor, tutti assieme appassionatamente.
Purtroppo la FIS si era dimenticata un paio di cosette: per prima cosa la sicurezza degli atleti, per seconda l’equità dei risultati, per terza il reale interesse suscitato dal ‘parallelo’.
Sicurezza: molto carente, salti inutili, piste che bucano, atleti costretti a spingere ‘per qualche punto in più’.
E Dio non voglia che un atleta parta per la tangente scontrandosi con l’altro...
Equità dei risultati: chi dice che il tracciato ‘rosso’ e quello ‘blu’ sono uguali perché si usano misurazioni laser per tracciare o è un ingenuo o è in malafede. Si può tracciare al millimetro, ma è il fondo a non essere uguale: dunque, o la pista è costruita ad hoc (con molta precisione) o l’uguaglianza resta una pia illusione.
Interesse del pubblico: qualunque slalom in notturna riscuote un interesse almeno quadruplo da parte degli appassionati; slalom batte parallelo a mani basse. Inseguire il miraggio di eventi ‘cittadini’, poi, non produce buoni risultati. Non è questo il modo di avvicinare il pubblico allo sci, ammesso che il volano agonistico possa farlo. Sono altre le iniziative da pensare, casomai, ma non è questa l’occasione per parlarne, perché l’argomento merita un approfondimento separato.
Il parallelo non è riuscito, nemmeno nella nuova versione, a scrollarsi di dosso l’evidenza di essere una specialità di ‘serie B’, ad essere generosi.
Nessuno lo ritiene ‘serio’, gli atleti in primis.
E quando un giudizio è pressoché unanime, occorre dire, dopo averlo analizzato razionalmente, vox populi vox dei.
Traduco: se tutti o quasi la pensano in un certo modo le cose stanno proprio così.