Harakiri Shiffrin! Vince Gut, Brignone 3a, Mölgg 4
di Luca Perenzoni
Il suicidio sportivo di Mikaela Shiffrin regala a Lara Gut la gioia del secondo successo in carriera tra le porte larghe del gigante, la tredicesima complessivamente. Ma allo stesso tempo con il banale errore a tre porte dal traguardo di Aspen, quando la vittoria era praticamente certa, la ventenne Shiffrin ha permesso a Federica Brignone di restare sul podio del gigante, con un terzo posto che la mantiene in vetta alla classifica generale e di specialità. Un colpo di scena arrivato quando ormai tutti erano convinti di avviarsi verso un fine settimana di monologo da parte della padrona di casa, eccellente interprete della prima frazione (11 centesimi di vantaggio sulla stessa Brignone) e di fatto impeccabile per il 95% della discesa decisiva: le stesse avversarie che l'attendevano al parterre per celebrarne il successo hanno faticato a credere ai propri occhi davanti all'errore di Mikaela, rimasta a lungo distesa sull'amica neve del Colorado senza capacitarsi di quanto avvenuto.
Un nulla di fatto che rischia di far male anche in relazione ai prossimi due slalom di domani e domenica, anche se Mikaela ha già dimostrato più volte in passato di godere di un carattere assai difficile da minare: tra i paletti snodati comunque la tensione si farà sentire ancor di più.
Dopo aver cordialmente ringraziato, Lara Gut, Eva Maria Brem e Federica Brignone si sono così godute il podio di giornata: per la ticinese si tratta del definitivo ritorno in auge dopo le difficoltà dell'anno passato, difficoltà apparse piuttosto lontane già nel debutto sul Rettenbach. E rispetto all'opening stagionale, sensibili passi avanti li ha fatti registrare anche la Brem, specie nella seconda manche, a testimonianza di una condizione in costante crescendo, necessaria come il pane oltreBrennero per la crisi che sta cogliendo il Wunderteam in gonnella complice la traumatica assenza di Anna Fenninger ed i recenti ritiri.
E poi c'è Federica Brignone. Nella seconda discesa la carabiniera valdostana è parsa soffrire la scarsa visibilità, incappando in diverse indecisioni, tramutatesi in altrettante curve brusche, così lontane dal suo stile rotondeggiante. La difesa del podio e della leadership della classifica rendono comunque assolutamente positiva la prova della figlia d'arte di natali milanesi, nonostante quel pizzico di rammarico derivato dall'evidente chance di completare la doppietta. Ma lo sci è anche questo.
In ogni caso il rammarico se ne va lasciando spazio ad un radioso sorriso nel trovare in quarta piazza Manuela Mölgg. Sì, proprio la marebbana, che nonostante le 32 primavere alle spalle ha trovato sulle alture del Colorado, freschezza, determinazione e brillantezza dei tempi migliori per mantenersi a lungo in linea per un posto sul podio, ceduto solamente di fronte alla sensibile superiorità delle prime tre di giornata. Bentornata in alto, Manu: erano più di tre anni che non la si vedeva lassù. Dietro di lei, quinta piazza per una pimpante Tessa Worley, seguita da Nina Loeseth.
Terza Federica, quarta Manuela: due risultati che da soli saprebbero salvare il bilancio azzurro, un bilancio che però non può trascendere dal terzetto Nadia Fanchini, Elena Curtoni e Marta Bassino racchiuso tra la 12ima e la 14ima posizione, con Sofia Goggia in 16ima. La cuneese e la bergamasca hanno saputo risalire nella seconda manche, percorso inverso invece per la camuna e la valtellinese che comunque ha confermato di fatto quanto raccolto a Sölden; uscite nella seconda manche invece Francesca Marsaglia ed Irene Curtoni. In ogni caso la miglior squadra di gigante resta quella italiana. E va bene così.