Bormio: un addio piu' che un arrivederci
di Vittorio Savio
Un addio più che un arrivederci. Bormio dopo oltre vent'anni saluta il circo bianco e lo fa forse nel peggiore dei modi e nel peggiore dei momenti. Un addio che peserà sulle teste di coloro che non hanno piu' voluto credere in un evento che ha fatto conoscere il nome di Bormio e di tutta la Valtellina nel mondo.
Non voglio entrare nel merito delle questioni tecniche che comunque ben conosco, ma il mio vuole essere solo una riflessione sulla telenovela che per circa mezzo anno ha visto da una parte i responsabili della Società degli impianti di Bormio che hanno alzato bandiera bianca e coloro che invece, Fisi in testa, hanno creduto che si potesse salvare capra e cavoli. Una rinuncia che non fa onore a quanti, e sono molti, che hanno speso tempo e denaro per fare della discesa libera di Bormio un fiore all'occhiello degli sport invernali italiani e mondiali.
Certo in questo momento di crisi economica mondiale, come quello che stiamo attraversando, non è facile organizzare un evento sportivo di questa portata, ma è proprio nei momenti di crisi che bisogna stringere i denti per non buttare al vento un progetto come questo, costruito in anni di sacrifici.
Quando si esce dal circo bianco dalla finestra difficilmente ci si può rientrare dalla porta principale. Un esempio lampante è quello di Madonna di Campiglio - per altro con ragioni diverse da quelle bormine - ma che ha pagato con un conto salato in termini di immagine che ora per fortuna, dopo anni di digiuno, sembra poter riacquistare con il ritorno del circo bianco tra le sue montagne. Certo organizzare una prova come una discesa libera nei giorni turisticamente più gettonati, quelli delle festività natalizie, non è cosa facile. Certamente può comportare anche delle limitazioni in termini di arrivi turistici immediati, ma bisogna pensare a lungo termine. Inoltre non e' che le strutture ricettive della valle restino vuote per questo. Squadre, sponsor, giornalisti e anche molti supporters fanno capolino in Valtellina per i giorni della tappa occupando alberghi e usufruendo anche degli esercizi pubblici come ristoranti, bar. Dunque dove sta la perdita? Qualcuno dice che per una settimana la Stelvio non è praticabile per i turisti che arrivano per sciare e dunque non vengono....ma non esiste solo la Stelvio per sciare in Valtellina: ci sono Bormio 2000, Santa Caterina Valfurva, Valdidentro ecc. Anche in altre realtà come Wengen, Kitzbuehel e Garmisch dove per una settimana il Circo Bianco fa capolino in un periodo - gennaio - tradizionalmente dedicato alle settimane bianche, gettonatissime dai turisti del nord-Europa, nessuno si lamenta se Lauberhorn o Streif sono chiuse ai turisti. Si guarda al ritorno di immagine, alle dirette TV che rilanciano nel mondo l'immagine turistica di questa o quella località, e che invece ormai potrebbero vivere di rendita. Ma Bormio a mio avviso non può vivere di rendita, troppe le cose che la separano da queste località classiche del circo bianco. Forse è su questo che i politici e gli imprenditori bormini si devono interrogare: cosa abbiamo fatto noi in questi anni per fare di Bormio una stazione turistica alpina all'avanguardia? Senza la coppa del mondo Bormio sarebbe rimasta alla finestra come tante altre località che oggi farebbero carte false per avere la coppa e quanto da essa ne deriva. Questa rinuncia, sono convinto, peserà sul futuro di Bormio, perchè i conti bisogna sempre farli con l'oste.
Un ultimo pensiero va agli amici di Bormio e della Valtellina, e sono tanti, che in questi anni di Coppa del Mondo ci hanno sempre fatto sentire più che semplici ospiti. Speriamo che questo addio possa in un futuro non troppo lontano tornare ad essere un arrivederci. Ma i dubbi restano. Grazie Bormio, grazie Valtellina.