Erich Demetz lascia la presidenza comitato CdM
a cura della redazione
SI è aperto ieri a Barcellona il 49esimo congresso FIS, accolto per la quarta volta dalla Federsci spagnola: 1100 addetti ai lavori hanno raggiunto la metropoli catalana. Oltre 100 incontri ufficiali nel programma, tra cui le riunioni dei Comitati FIS e del Consiglio, oltre naturalmente alle attese decisioni di martedì, quando verranno assegnati i Mondiali di Sci Alpino 2019 e di mercoledì, quando si eleggerà il nuovo consiglio FIS (22 candidati per 16 posti, già sicuro della rielezione GianFranco Kasper).
Dopo 28 anni da Presidente del Comitato Coppa del Mondo di sci alpino Erich Demetz lascia proprio a Barcellona il suo incarico.
"Quando sono diventato presidente - ricorda Demetz - eravamo in due, ora c'è un sistema molto più professionale formato da 15 persone". La lunga carriera dirigenziale di Demetz comincia nel 1963 con l'elezione a Presidente dello Sci Club Gardena.
"Quando sono arrivato ho trovato 103 soci - racconta ancora Demetz -. Nel '70, dopo la nomina a vice presidente della FISI ho lasciato il club con oltre 1000 soci, per me una grande soddisfazione".
Tra il '70 e il '71 Demetz è commissario della Co.Scu.Ma. "Riuscii, con il supporto di Giulio Giovannini e di Giulio Onesti, a far varare la prima legge a tutela dei Maestri di sci, grazie alla amicizia personale che mi legava a Sandro Pertini, allora presidente della Camera".
Nel '78, al termine dell'era Cotelli, Erich Demetz diventa direttore tecnico della Nazionale italiana di sci alpino. "Era una squadra difficile da domare, piena di cavalli di razza che ormai facevano liberamente tutto quello che volevano. Anzi, Besson, Gros, Varallo, Stricker...Purtroppo mi resta il rammarico dell'Olimpiade di Lake Placid quando non riuscimmo a fare meglio del 4/o posto di Ninna Quario e del 6/o di Herbert Plank."
Nel 1979, Demetz vive una delle pagine più dolorose dello sci italiano. "Leonardo David aveva vinto ad Oslo - ricorda - e trapelò la voce che avrebbe voluto disputare le ultime due libere della stagione. Io e il Presidente Gattai fummo subito d'accordo: 'Assolutamente no'. Partii per Cortina dove trovai l'intesa anche di Messner, che guidava la squadra. Poi sentii lo stesso David che mi disse che aveva solo l'intenzione di fare qualche prova in vista della combinata olimpica dell'anno dopo. Messa così, diveniva accettabile. E quindi, tutti d'accordo, lo facemmo provare. Poi quella caduta a Lake Placid quando Leonardo crollò fra le braccia mie e quelle del fotografo Armando Trovati. Fu l'inizio della tragedia".
Tra i momenti più esaltanti della carriera di Erich Demetz c'è sicuramente il famigerato parallelo della Val Gardena del '75, con il duello finale fra Stenmark e Thoeni, che assegnò all'azzurro la quarta Coppa assoluta della carriera. "C'erano 40.000 persone ad assistere a quella gara. Mai più vista tanta gente in Gardena. Mi ricordo che si decise di portare il parallelo fra i professionisti perché sembrava una gara con molto appeal. A volerlo fortemente fu Honoré Bonnet, allora Presidente del Comitato sci alpino. La gara fu bellissima e si trasformò in un giallo quando sembrava che Stenmark avesse inforcato. Non era così, ma Stenmark sbagliò nella manche successiva e Gustavo vinse fra il tripudio della folla".
"Il futuro? Sarà molto difficile comporre i calendari: ci saranno nuovi ingressi, soprattutto delle stazioni dell'est e non sarà facile mediare fra tutte le esigenze. La filosofia che ha sempre imperniato la mia presidenza, ed ha sempre avuto il sostegno del Presidente Kasper, è andata nella direzione di evitare l'eccessiva spettacolarizzazione delle gare per lasciare che fosse il gesto tecnico a prevalere. Noi abbiamo sempre difeso lo sport, mai il circo".