Compagnoni, Tomba e...i trolls di Lillehammer
di Carlo Gobbo
Alla vigilia dei Giochi Olimpici di Sochi il libro dei ricordi si apre sulla pagina di Lillehammer 1994, l'edizione più genuina e coinvolgente nella mia carriera. Sono arrivato al giornalismo televisivo solo nel 1992, e dai giorni di Albertville ad oggi ho raccontato per sei volte le emozioni e le avventure della più affascinante avventura sportiva desiderata e sognata dagli atleti...e non solo! A Lillehammer e nei diversi siti olimpici la passione e la cultura dello sport è stata esaltata, coccolata e rispettata, con un incedere di calore e di immagini che sarà impossibile dimenticare. Sulle nevi norvegesi per l'Italia accadde l'incredibile e le previsioni più azzardate furono centrate. Nel medagliere della Fisi figurarono al termine ben 18 medaglie, quattro in più di Albertville e furono: 6 oro, 4 argento e 8 bronzo. Un trionfo! Tomba la Bomba diede spettacolo e rimontò addirittura fino all'argento dopo un opaco dodicesimo posto nella prima manche! Ero al parterre d'arrivo e ricordo ancora le parole di Thomas Stangassinger che, guardando un po' stupito Alberto Tomba portato in trionfo da decine e decine di fanciulle, si avvicinò e mi chiese: "...ma, ho vinto io vero?"
Manuela Di Centa, già principessa del nostro sci di fondo diventa Regina con due medaglie d'oro, due d'argento ed il bronzo nella staffetta. Deborah Compagnoni oro in gigante; Gerda Weissensteiner oro in slittino; Isolde Kostner bronzo in discesa e superg; Stefania Belmondo bronzo nell'inseguimento e nella staffetta assieme a Paruzzi, Vanzetta e Di Centa. Ed ancora De Zolt, Albarello, Vanzetta e Fauner oro da leggenda nella staffetta (non intendo in alcun modo entrare nella cronaca di ciò che è stato scritto e prodotto negli anni successivi, sino ai giorni nostri, sull'equazione Doping/Fondo. Ognuno può trarne opinioni personali grazie ad ampie documentazioni esistenti in Italia e all'estero, soprattutto in Finlandia. Io posso dire che quel giorno della staffetta ero all'arrivo per raccogliere le interviste, ero assieme al tecnico degli azzurri Roberto Gal e avevamo in corpo tanta e tale esaltazione che mi vengono ancora i brividi a pensarci! Se poi questa impresa sia stata "figlia" di operazioni poco lecite io non sono in grado di dirlo, l'unicità di quegli istanti però resta ugualmente scolpita nel patrimonio della memoria!)
Andiamo avanti con l'oro nel doppio dello slittino di Wilfried Huber e Kurt Brugger (con i soldi vinti grazie alla medaglia coronerà alcuni anni dopo il suo sogno, andare sull'Himalaya, giungerà in vetta al Nanga Parbat); l'argento sempre nel doppio dello slittino di Raffl e Norbert Huber (fu una incredibile sfida in famiglia, a conferma di quanto minuziosa e severa fosse stata la preparazione degli slittinisti); il bronzo di Albarello e quello di Fauner; il bronzo di Zoeggeler ed infine quello di Stefano Ticci e Guenter Huber nel bob a due. Avevo esordito dietro ad un microfono ai Giochi di Albertville, nelle gare di bob e a Lillehammer commentai la mia "prima medaglia" proprio con il loro bronzo, che aveva riportato il bob sul podio olimpico dopo 22 anni! In terra norvegese le donne vinsero 10 medaglie rispetto alle 8 dei maschietti. Viva le donne!
A questi successi si aggiunsero le medaglie giunte dagli sport del ghiaccio: lo splendido oro nella staffetta dello short track con Carnino, Cattani, Fagone, Herrnhof e Vuillermin e l'argento di Vuillermin nei 500. I fondisti azzurri entrarono nella storia, Manuela Di Centa fece un pokerissimo, Deborah Compagnoni confermò di essere una valtellinese d'acciaio.....SECONDA PARTE