Vent'anni fa moriva la sciatrice Ulrike Maier
di Vittorio Savio
Il 29 gennaio del 1994 sulla pista di Garmisch-Partenkirchen moriva tragicamente la sciatrice austriaca Ulrike Maier. Sono trascorsi vent'anni da allora, ma il ricordo della "mammina" volante è sempre vivo per chi visse quel giorno al traguardo della gara o davanti al televisore.
Eravamo alla vigilia delle Olimpiadi di Lillehammer '94 è la Maier stava disputando la discesa libera sulla Kandahar di Garmisch-Partenkirchen, L'austriaca perse il controllo degli sci e cadde rovinosamente a 105 km/h sul bordo della pista, contro un sacco di protezione posto a salvaguardia di un paletto di legno cui era attaccata la fotocellula di un intermedio: a causa dell'impatto il casco protettivo si sfilò. L'incidente provocò il decesso della sciatrice per rottura delle vertebre cervicali. La Maier aveva soli ventisei anni e un palmarese di 3 medaglie mondiali (2 ori e un argento) e 20 podi in coppa del mondo con 5 vittorie, 9 secondi posti e 6 terzi posti. Quel giorno tragico segno anche la prima vittoria in coppa di Isolde Kostner, partita con il pettorale 35.
La Maier era famosa nell'ambiente dello sci oltre che per le vittorie - proprio il precedente week end a Maribor vinse un gigante - anche perché madre di una bambina, di nome Melanie (che portava spesso alle gare e che era presente sulle tribune dell'arrivo anche nella fatale gara di Garmisch), e della quale era incinta di due mesi proprio durante i vittoriosi Mondiali di Vail 1989. Proprio per la volontà di consolidare la famiglia, sposandosi con il proprio compagno Hubert Schweighofer, la campionessa austriaca aveva manifestato il desiderio di ritirarsi dalle gare alla fine della stagione dopo l'Olimpiade norvegese.
Nei mesi successivi i familiari citarono in giudizio l'organizzazione della corsa visto che l'esito fatale dell'incidente sembrava imputabile all'impatto del collo dell'atleta con le protezioni della fotocellula. Il giudizio della corte fu che la Maier fu probabilmente uccisa dall'impatto con un cumulo di neve a bordo pista, scagionando gli organizzatori da ogni colpa. La Fis alla fine però versò 600mila franchi svizzeri in un fondo con beneficiaria la figlia Melanie.
Da quel fatidico 29 gennaio la Fis impose maggior sicurezza sulle piste con ulteriori reti di protezione, ma questo non servì certo a riportare in vita la campionessa austriaca che riposa in una tomba nel paese natale di Rauris in Austria.