Il D-air di Dainese per la sicurezza in Coppa
di Matteo Pavesi
Gennaio, Kitzbuehel, sicurezza, Dainese: da almeno due anni vi parliamo di "D-Air", il progetto voluto dalla FIS e sviluppato da Dainese per migliorare la sicurezza degli atleti di Coppa del Mondo, in particolare in discesa libera.
Facciamo un passo indietro, al 2011, a pochi giorni di distanza dal terribile incidente di Hans Grugger sulla Mausefalle: Guenther Hujara aveva accennato ad un progetto già in corso dal 2010, un progetto che vede coinvolta Dainese nello sviluppo di un airbag capace di proteggere torace e collo durante gli impatti, forti dell'esperienza maturata nel motomondiale.
Centraline per la raccolta dei dati sono state montate sui paraschiena degli apripista e degli atleti di Coppa, con l'obiettivo di arrivare a definire un algoritmo corretto per comandare l'apertura dell'airbag.
Anche un anno fa siamo tornati sull'argomento, perchè proprio alla vigilia della libera sulla Streif era stata data grande visibilità al progetto, e ai primi risultati ottenuti. L'obiettivo ultimo non è mai cambiato: arrivare ad avere una soluzione completa a Sochi 2014, come fortemente voluto dal presidente FIS GianFranco Kasper.
Un anno fa Kristian Ghedina, testimonial di Dainese, scese sulla Streif con il paraschiena-airbag per raccogliere nuovi dati e dare visibilità al progetto. Fu proprio l'atleta cortinese uno dei primissimi a introdurre anche nel Circo Bianco la protezione per la schiena.
Il "D-Air" presentato un anno fa aveva caratteristiche interessanti: 40 millesimi di secondo per l'apertura, 100 millesimi per avere la protezione completa. Nel corso delle ultime due stagioni molti atleti, con in testa gli azzurri, hanno contribuito durante le prove cronometrate a raccogliere dati e testare prototipi.
Finora Dainese ha monitorato oltre 160 manche in differenti condizioni e con atleti differenti, creando una base dati corposa, dalla quale definire e raffinare l'algoritmo di apertura, il cuore dell'airbag, che determina quando e in quali condizioni devono scattare le protezioni.
Siamo dunque in un momento fondamentale del progetto, perché l'algoritmo deve poter capire quando l'atleta si trova in una situazione di pericolo e quando invece in una normale situazione di gara. L'ing.Bellati, Technical Manager del progetto, ha dichiarato: "non è stato facile definire una strategia per lo sviluppo del algoritmo. Dopo aver studiato i dati raccolti e averli confrontati con i relativi video, abbiamo visto chiaramente che il limite tra una situazione di gara e una caduta è spesso molto sottile. Abbiamo analizzato nel dettaglio questi i dati per definire un algoritmo che potesse essere applicato alle protezioni."
Molti i test condotti dalla società di Molvena, che ha visto coinvolti atleti italiani e canadesi come Heel, Innerhofer, Marsaglia, Pangrazzi, Patschider, Guay, Hudec, Kuchera, Osborne Paradis e Thomsen.
Il D-air è stato allargato per proteggere al meglio il busto, ed è stato modellato sulla schiena per essere indossato insieme ad un normale paraschiena. Sono state sviluppato nuove soluzioni per l'attivazione del gas che riempie l'airbag, oltre che aver diminuito il peso complessivo, senza dimenticare la necessità di avere un oggetto che non disturbasse eccessivamente l'aerodinamica.