Winnerhofer doma il Lauberhorn!
di Luca Perenzoni
L'urlo all'arrivo ha dato la giusta dimensione dell'impresa, perchè di questo si tratta. Quel "SI'!" lanciato, gridato, ai piedi dell'Eiger con le vene ancora traboccanti d'adrenalina dopo due minuti e mezzo di capolavoro non lasciavano spazio al caso: Christof Innerhofer aveva fatto il massimo, sapeva di aver piazzato uno di quei colpi magici che appartengono al suo bagaglio, si era reso subito conto di aver fatto sognare nuovamente. Come due anni fa a Garmisch, come a Beaver Creek, come già altre 4 volte in Coppa del Mondo.
La sensazione era palpabile, l'emozione dell'impresa fremente e lo sguardo già volava alla starting list, la mente già indagava chi potesse contrapporsi a simile prestazione. Un solo nome, quello del vichingo Aksel Svindal; in seconda battuta Klaus Kroell. Per gli altri, un simile livello, era pressochè irraggiungibile. E quando il norvegese è finito - incolume - nelle reti all'atterraggio dell'Hundschopf la vittoria sembrava ormai cosa fatta, una vittoria diventata certa, certissima, brillante e brillantissima quando anche l'austriaco si è dovuto arrendere, finendo alle spalle del sudtirolese per 3 decimi con Hannes Reichelt terzo a 76 centesimi.
Grande, grandissimo Innerhofer. D'accordo, la sua parte alta non è stata da record, ma fa parte delle cose: qualche decimo lasciato lassù, oltre il limite degli alberi, ci può stare, perchè poi, quando le curve si fanno più tese, quando la velocità va mantenuta in curvoni da paura, Innerhofer ha sfoderato le sue qualità, senza tentennare, senza cedere, senza sbagliare. Nemmeno quando in una curva verso destra lo sci interno ha perso aderenza appoggiandosi sull'esterno: poteva cadere, Christof, ma non si è lasciato sorprendere, caricando ancor più la gamba sinistra per disegnare l'ennesima curva perfetta. A quel punto mancava solo una cosa, lasciarsi andare all'esultanza. E così è stato, con tanto di tentativo di emulazione della presa dello sci al volo in stile Cuche. Non gli è riuscita: l'unica cosa che oggi Innerhofer non ha fatto a regola d'arte.
Con il trionfo di Wengen diventano così 5 le perle in Coppa del Mondo del finanziere di Gais che segue Svindal nella classifica di specialità, uno Svindal che da una parte ha tirato un sospiro di sollievo per essere uscito indenne da una caduta che poteva rivelarsi davvero pericolosa, ma dall'altra non può che rammaricarsi per l'occasione persa nell'inseguimento a Marcel Hirscher. Ora il fine settimana svizzero potrebbe pendere decisamente in favore dell'austriaco che domani, in slalom, potrebbe allungare ulteriormente. Svindal è il più forte nelle veloci, ma l'Ital-Jet (ed oggi il suo errore) lo sta rallentando più delle previsioni.
Innerhofer, Kroell, Reichelt. Poi gli altri tutti oltre il secondo, con Guay ai piedi del podio davanti a Clarey, Baumann e Sporn; discreta la prova degli altri azzurri, guidati da un Dominik Paris buon 11imo su una pista per lui ancora da digerire completamente; quindi 18imo Peter Fill e 20imo Werner Heel; fuori dai punti gli altri.
Ma non è giornata di bilanci, oggi: c'è solo da applaudire Christof, il nostro Winnerhofer. Prima di lui solo Ghedina (nel '95 e nel '97) ed Herbert Plank (nel '76) erano riusciti a tanto e con quella di oggi sono 9 le presenze azzurre sul podio di Wengen. E la memoria di Garmisch non è mai stata così vicina; con la Streif e Schladming ormai dietro l'angolo è difficile non volare con la mente.