Sofia Goggia più carica che mai di Marco Regazzoni
Sofia Goggia non ha bisogno di incoraggiamenti. Basta farci quattro chiacchiere in tranquillità, in una mattinata milanese calda e afosa, per capire la "stoffa" di cui è fatta questa ragazza: tenacia, determinazione, convinzione nei propri mezzi. Quest'ultimo aspetto non sconfina certo in presunzione, tutt'altro: proprio perché consapevole delle sue doti, Sofia ha l'umiltà di chi sa di dover lavorare con impegno e serietà per perfezionarsi sempre più, per diventare ancora più forte e, di conseguenza, per chiudere i conti una volta per tutte con quella dannata sfortuna che, a più riprese, ha fatto capolino nella sua giovane carriera sotto forma di infortuni. Ad Andalo, il 24 febbraio scorso, è stata infatti costretta a chiudere anzitempo una stagione che la vedeva protagonista assoluta in Coppa Europa, nella quale è riuscita ugualmente a terminare al terzo posto nella graduatoria generale e di supergigante, e al primo in quella di supercombinata. Ora, la diciannovenne finanziera è in perfetta forma: "Sì, sto bene. Sono passati tre mesi e mezzo dall'operazione, e la riabilitazione è andata secondo i programmi. Ci tengo a ringraziare in particolare i fisioterapisti Matteo Benedini e Roberto Galli del centro di Bagnolo San Vito (Mantova), mi hanno aiutato davvero tanto in questo periodo. A luglio farò ulteriori test per valutare la forza e, se tutto andrà per il meglio, il dottor Schönhuber chiuderà l'infortunio." Quindi, quest'estate sarà la volta dei primi allenamenti "non in Sudamerica, ma in ghiacciaio, assieme allo skiman Mattia Lavelli, per poter iniziare al meglio la nuova annata" che la vede inserita in squadra B. "É un bel gruppo"-dice Sofia-"nel quale ritroverò molti tecnici con cui ho già lavorato, come Albi Ghezze e Alberto Arioli, oltre ad alcune compagne a cui sono affezionata, in particolare Janina Schenk, che con le sue risate mi rimette in forma dopo ogni allenamento e ogni gara. Mi spiace solo per l'assenza di Marco Pilatti, altro allenatore col quale ho avuto un ottimo rapporto". Nella prossima stagione, la bergamasca punterà a "star bene. Perché il resto vien da sé, quando fisicamente è tutto a posto. Dovrò sicuramente recuperare quella fiducia e quella fluidità nei movimenti che possono venir meno dopo un infortunio, ma sono ottimista. Spero anche di riuscire a migliorare sia dal punto di vista fisico, potenziando il tronco ed evitando di accumulare troppa massa in inverno, sia da quello tecnico, cercando di mantenere i migliori tempismi in ciascuna specialità, soprattutto quando dovrò alternare frequentemente le varie discipline. Poi, naturalmente, mi auguro di gareggiare con regolarità in Coppa del Mondo, per poter conoscere bene le piste, il livello e l'ambiente". Tutto è iniziato a Foppolo, ad appena tre anni di età, perché la piccola Sofia scalpitava nel vedere il fratello andare a sciare, sino a convincere i genitori a farla provare. E da lì non si è più fermata, grazie anche a tecnici valorosi come Nicola Avogadro, che le ha trasmesso "la vera passione per questo sport, oltre a quella competitività necessaria per migliorarsi sempre", e Devid Salvadori, coach del Rongai Pisogne, lo sci club che è stato la porta d'ingresso per Sofia verso la nazionale e i corpi militari. Diciassette anni dopo quei primi passi sulla neve, Sofia Goggia è un'atleta già matura, nonostante la giovane età. E ha la sua forza non solo nel carattere indomito che la fa rialzare dopo ogni caduta, ma anche nel suo modo di pensare allo sci:"E' passione. E' libertà. Il mezzo che mi permette di esprimermi. Insomma, è una vera arte".
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