Anna ed Anja, storie di medaglie di Luca Perenzoni
Otto anni di differenza, tra la gracile Anna e la possente Anja. Una storia tutta da scrivere, l'altra tutta da raccontare ma riunite dalla comune sorpresa, dal comune sorriso di chi si trova a fronteggiare un risultato sperato, sognato, ma forse inaspettato. L'oro della supercombinata brilla ancora di più negli azzurri e profondi occhi di Anna Fenninger, lineamenti delicati, dolci, da bambina. Ma di sicuro non è da meno quel bronzo che corona la figura di Anja Paerson, capace ancora di salire sul podio, capace ancora di mettere mano su una medaglia. Con questa, fanno 17 allori nei grandi eventi internazionali, mai nessuna donna ha saputo raccogliere tanto mentre davanti a lei resta solo l'immenso Kjetill Andre Aamodt, a quota 20. Otto ori (7 mondiali ed uno olimpico), due argenti (uno per parte) e sette bronzi (3 mondiali compreso quello di ieri, 4 olimpici) a cui, volendo, si può aggiungere l'argento nel Team Event conclusivo conquistato sulle sue nevi di Aare, nel 2007. Una collezione interminabile, iniziata a St. Anton nel 2001 e, probabilmente, non ancora conclusa. Eppure... eppure anche la 17ima medaglia della serie soddisfa come la prima.
"Ad essere sincera non pensavo di raccoglierla proprio in SuperCombinata, visto che ultimamente in slalom non sono tra le migliori. Ora il record di Aamodt è davvero vicino, mi piacerebbe pensare di raggiungerlo prima o poi: difficile che possa farcela qui a Garmisch e per il futuro non ho ancora le idee chiare sul da farsi".
Intanto domani, nella discesa femminile, la svedesona di Tarnaby partirà tra le favorite principali, visto che le due big Riesch e Vonn sono ancora alle prese con i rispettivi problemi.
Ed accanto alla paffuta scandinava, risalta ancor più l'esile figura di Anna La Dolce. Da anni, a Salisburgo, l'hanno battezzata come la nuova Proell. Un paragone importante, devastante ma che sembrava fatto su misura su questa ragazza che da giovane ha vinto tutto e di più, collezionando sette medaglie iridate juniores (di cui 3 ori), un Trofeo Topolino (era il 2004, stessa edizione che battezzò Paris ed Elena Curtoni), due Coppe Europa. Paragoni che inevitabilmente l'hanno accompagnata anche al debutto tra le grandi. "Gli allenatori volevano tanto da me, mi dicevano che potevo farcela sin da subito, che ero pronta per andare forte. Ma io non mi sentivo così e non riuscivo a far valere le mie idee. Mi sono lanciata in tutte le specialità, convinta che dovessi sfondare a tutti i costi anche se nelle prime gare le cose non andavano per il verso giusto, nonostante il quarto posto nel superG iridato di Val d'Isere". L'anno successivo, quello olimpico, è stato grigio; di più, nero. "Male, molto male: non capivo cosa succedesse, non mi sentivo a mio agio e vedevo tutte lontane. Confesso che a fine stagione ho anche considerato di fermarmi".
Ma poi... "Poi ho capito che dovevo pensare solo a me stessa, dovevo essere più egoista, prendere le mie decisioni. Sono ripartita dalle discipline veloci, ho accantonato per un po' slalom e gigante e sin dalle prime gare di questa stagione la situazione è cambiata. Ho trovato la sicurezza di un tempo, ed ora è arrivato anche questo titolo iridato: l'ho sognato, ora credo che ci metterò delle settimane per realizzarlo".
Anna è sempre una delle ultime ad abbandonare il parterre, ha una parola per tutte le compagne, dall'amica Michi Kirchgasser alle più veterane del Wunderteam; una simpatia contaggiosa, una personalità che si sta scoprendo forte, pur nella carrozzeria di un'utilitaria. Ma con un motore che sembra destinato ad andare lontano...
|