Didier Cuche treno del Rettenbach; Blardone quarto di Luca Perenzoni
Il Rettenbach continua ad essere provincia svizzera, anzi, un cantone. Se dodici mesi fa la premiata ditta Albrecht e Cuche erano riusciti a portare a casa una splendente doppietta, oggi sulle stessi nevi perenni dell'Oetztal sono stati ancora due gli svizzeri capaci di conquistare le piazze principali, a cominciare dall'eterno Didier Cuche, il nonno del Circo Bianco, l'eterno ragazzone che alla bellezza di trentacinque anni ha saputo collezionare la decima perla della sua interminabile carriera. E per farlo ha dovuto sfoderare tutta l'artiglieria a sua disposizione: la potenza per mantenere gli sci nei binari anche nei tratti più ripidi della pista e l'immensa scorrevolezza per scavare distacchi al limite dell'abissale nell'ultimo tratto pressochè pianeggiante. Emblematici in questo senso la manciata di secondi finali della seconda discesa: all'ultimo intermedio Cuche era appena alle spalle di uno scatenato Ted Ligety, per poi planare sul traguardo venti secondi esatti dopo con ben 6 decimi di vantaggio; il tutto in un tratto privo di particolari difficioltà. Insomma, Cuche nei piani ha viaggiato come un treno (e la prima manche era vissuta sulla stessa falsariga) e solo questo gli ha consentito di mettersi alle spalle il venticinquenne americano, forse nel complesso, il più in forma del lotto visto che nel proprio bilancio di giornata deve tener conto anche di un lampante errore nella prima manche, rimediato solo grazie ad un autentico gioco di prestigio di tecnica e agilità.
Ma eravamo rimasti agli svizzeri, perchè il terzo gradino del podio è ancora di un rossocrociato, la sorpresa della passata stagione Carlo Janka, terzo a metà gara e stabile anche nella seconda manche quando ha saputo respingere con un solo centesimo di margine l'attacco di un Massimiliano Blardone voglioso di iniziare quanto meno sul podio la nuova stagione da "single" dello sci azzurro. Ci ha provato, l'ossolano. E vedendolo sciare nella seconda manche si poteva pensare che l'obiettivo podio era ormai alla portata. Ed invece quel piccolo centesimo l'ha relegato ai piedi dello stesso, a rigirare tra le dita quella medaglia di legno che non mancherà di dare al trentenne delle Fiamme Gialle un'ulteriore dose di cattiveria sin dal prossimo gigante di Beaver Creek. Ma l'Italia maschile di Soelden non è stata solo Blardone. Sistemati i problemi alla schiena, Davide Simoncelli è tornato a frequentare la top ten di giornata e l'ha fatto partendo con il pettorale numero 21, impostando due manche tecnicamente molto efficaci (a parte il finale della prima manche che ha esaltato le sue scarse qualità di scivolatore) che l'hanno visto eccellente protagonista nei tratti più impegnativi, in piena sintonia con quelle che sono le sue qualità. Il roveretano voleva partire con il piede giusto per completare quanto prima l'inseguimento al primo gruppo di merito e l'ottavo posto di Solden (mai così bene da queste parti il trentino delle Fiamme Oro) lancia segnali decisamente incoraggianti. Ed appena fuori dalla top ten di giornata, ecco Alexander Ploner: eccellente nella prima frazione (ottavo con il pettorale 22) il marebbano ha trovato un feeling appena meno brillante nella seconda discesa, raccogliendo comunque un risultato prestigioso come incoraggiante è il 21imo posto di Alberto Schieppati, altro ragazzo azzurro in netta ripresa e pronto per tornare a recitare un ruolo da protagonista. Ruolo che oggi proprio non si adattava a Manni Moelgg: "Non era giornata, non ho trovato nè sensazioni nè velocità. Vedo di pensare subito allo slalom." Non servono, purtroppo, ulteriori parole per descrivere l'anonima prova del ventiseienne di San Vigilio, uscito nella seconda frazione. In chiusura da segnalare il sesto posto di Jansrud, giusto alle spalle di Benni Raich, ancora a secco sul Rettenbach; battuta a vuoto invece per Svindal, uscito nella seconda frazione.
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