Bollettino meteo: poche nuvole nel cielo azzurro di Luca Perenzoni
Meno nuvole del previsto sulla squadra azzurra al termine della stagione di Coppa del Mondo. Considerando le premesse dello scorso autunno, i risultati conseguiti dai ragazzi di Flavio Roda possono tranquillamente considerarsi sufficienti per far volgere al sereno il bollettino meteo azzurro. Non che sia andato tutto a meraviglia, questo è ovvio, ma sicuramente meglio di quanto era ipotizzabile al termine di una preparazione estiva ridotta all'osso, a singhiozzo, in certi casi nemmeno iniziata. Quest'ultimo è il caso della velocità femminile, trovatasi orfana delle migliori interpreti del recente passato (Kostner, Putzer e Ceccarelli) e costretta ad affrontare una stagione quasi al buio, senza l'allenamento e la sicurezza che un'adeguato lavoro estivo sanno infondere. I risultati alla fine hanno quindi rispecchiato le condizioni di partenza e solo acuti di classe individuali hanno potuto regalare ampi sorrisi. Il riferimento principale è per il podio canadese di Nadia Fanchini, il primo di una carriera che, si spera, possa diventare ricca di successi. Ma tra tante difficoltà e problemi fisici (i tanti infortuni di Nadia Fanchini e la schiena a pezzi di Lucia Recchia) è emersa la verve da velocista di Daniela Merighetti, candidata a diventare un punto fermo nell'imminente futuro del settore italiano. Restando alla velocità, la squadra maschile ha giovato della grande stagione di Peter Fill, capace per oltre due terzi di inverno di competere ad armi pari con tutti i migliori. I podi del carabiniere di Castelrotto sono arrivati su pendii e tracciati di natura diversa, a testimonianza di un passo di maturazione completo: un ulteriore miglioramento nei prossimi mesi permetterebbe, oltre che puntare alla prima vittoria in coppa, anche di pensare di scalare ulteriormente la classifica generale. Ma la velocità azzurra non è solo Fill. C'è il campione del mondo di super-g Patrick Staudacher, ci sono i forti segnali di ripresa di Kurt Sulzenbacher e i passi avanti di Werner Heel che nonostante il "solito" infortunio è riuscito a ritagliarsi qualche buon risultato. Dietro sta crescendo Innerhofer, possibile polivalente del futuro.
E veniamo alle prove tecniche, sicuramente l'aspetto migliore della stagione azzurra. Da qui sono infatti arrivate le due vittorie di coppa, a firma di Blardone e Putzer: il primo ha potuto poi giocare tutte le sue carte anche in ottica coppa di specialità, la seconda ha trovato a Cortina l'acuto inatteso in una stagione di passaggio verso il pieno recupero fisico. Si è poi rivista dopo una stagione difficile la classe di Denise Karbon che, prima di inciampare nell'ennesimo infortunio, ha trovato il tempo di mettersi al collo una medaglia iridata e di regalare qualche pennellata delle sue. Insieme a Nicole Gius. La venostana dello Stelvio è stata senza dubbio la miglior sorpresa dell'anno: ritornata ai livelli dei giorni migliori, anzi di più. Un premio al suo carattere e alla sua dedizione, come un premio va senza dubbio assegnato alla caparbietà di Manuela Moelgg che ha stretto i denti per tutti questi lunghi mesi affrontati con la spada di Damocle del mal di schiena sul capo. Come il fratello. Solo che con il 2007 i problemi di Manfred sono andati scemando e si è visto. Tre podi ed una medaglia in slalom e belle singole manche in gigante l'hanno riportato sulla rotta di successi di due anni fa. E sono cresciuti in molti altri: i fassani Costazza e Deville tra i paletti stretti, Roberto e Schieppati in gigante sono tornati su buoni livelli dopo mesi di sfortuna, sfortuna che ha finito con l'abbattersi anche su Rocca e Simoncelli: rimandati all'anno prossimo. Qualcuno certamente non ha girato ( Thaler ed Elena Fanchini su tutti), altri si sono affacciati per la prima volta Schnarf, Mazzotti, Longhini, Innerhofer e Razzoli. In mancanza di altri ricambi, il futuro è loro.
|