Combinata svizzera: Albrecht oro, Berthod bronzo di Luca Perenzoni
Dopo il bronzo del "solito" Kernen nel super-g iniziale, è arrivata oggi la consacrazione per il team svizzero che nella combinata mondiale va vicinissima alla tripletta. Il principale indiziato in casa rossocrociata sembrava essere Marc Berthod ma nel pomeriggio di Aare la luce dei riflettori ha illuminato soprattutto il "gemello" Daniel Albrecht, capace di sfilare la medaglia d'oro dal collo di un Benjamin Raich che dopo aver segnato il miglior tempo nella manche di slalom pregustava già il bis del successo di Bormio, di due anni or sono. Ma il ragazzo della Pitztal non aveva ancora fatto i conti con il ventiquattrenne di Fiesch che, al pari del nostro Staudacher, ha scelto il giorno giusto per conoscere l'emozione di salire su un podio che conta. Ad oggi il miglior risultato dell'elvetico era infatti un doppio quarto posto in coppa del mondo, nello scorso slalom di Beaver Creek e nella combinata di Wengen di due stagioni fa. Oggi però Albrecht ha trovato la giornata pressochè perfetta: sorprendente in discesa (poco più di un secondo di distacco da un pregevolissimo Miller), attento, preciso e arrembante nello slalom, per un tempo finale che gli ha permesso di limare di otto centesimi il riferimento di Benni Raich. Proprio l'austriaco è stato l'unico capace di ammorbidire per un po' il dominio svizzero. Perchè alle sue spalle, rispettivamente a 24 e 51 centesimi di distacco dal vincitore, si trovano Marc Berthod e Didier Defago, altri interpreti del trionfo elvetico che vede oggi coronati gli sforzi di un movimento che solo due stagioni fa volava a quote basse, per non dire bassissime. Un'inversione di tendenza rapida, decisa che ha quasi del prodigioso nel pensare come i tecnici svizzeri siano riusciti e riescano a sfornare giovani di buonissimo livello, tanto al maschile quanto al femminile. Evidentemente lavorare sul settore giovanile porta frutti gustosi...e senza aspettare troppo. Così nel tripudio svizzero si perdono gli altri favoriti della vigilia; Raich resta decorosamente a galla grazie all'argento che arricchisce una bacheca già da antologia, Aksel Lund Svindal termina quinto a testimoniare che dal maestro Aamodt ha imparato l'arte del ragioniere ma non ancora quella dell'uomo medaglia, mentre alle sue spalle sorprende un po' (per quanto visto in stagione) trovare Bode Miller. Non che l'americano non possa mirare a questi piazzamenti, anzi: in discesa ha rasentato la perfezione, magari senza rischiare troppo; un atteggiamento tenuto anche nella manche di slalom, più razionale e meno dinoccolata del solito ma comunque insufficiente per mantenerlo in zona podio. Ed alle spalle del trentenne di Franconia trovano posto il giovane Romed Baumann, l'esperto Silvan Zurbriggen ('sti svizzeri, 4 nei primi 8...chapeau!), Steven Nyman ed un Ondrej Bank che negli appuntamenti importanti riesce sempre a mettersi in mostra. Più lontani Kostelic, Schoenfelder, Matt e gli azzurri. Il migliore è risultato essere, com'era nell'ordine delle cose, Peter Fill, tredicesimo. Ma non è stato sicuramente il miglior "Pietro", nè in discesa nè in slalom: l'impressione è che il carabiniere di Castelrotto stenti a trovare il giusto feeling con la pista svedese ma la sua carta migliore potrà giocarsela sabato in discesa e staremo a vedere. Diciannovesima piazza senza infamia e senza lode invece per l'iridato Patrick Staudacher mentre il giovane Cristof Innerhofer chiude lontanissimo in seguito ad un errore nel finale di gara che gli ha precluso la possibilità di una discreta rimonta.
Gloria alla svizzera quindi e gloria ad Albrecht: Italia e Svizzera festeggiano i primi ori maschili della rassegna, alzi la mano chi poteva immaginarlo...
Infine una postilla per la gara: godibile, anche spettacolare, quello che ci voleva per migliorare le sensazioni di una prova che fin qui non aveva per nulla convinto. Speriamo sia sempre così...
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